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Amadeus conferma: “Sanremo 2024 sarà il mio ultimo Festival. In futuro ritornerei”

Amadeus a tutto campo. Il grande conduttore italiano, reduce dal successo di “Affari tuoi” in onda su Rai1, si è raccontato al Fatto Quotidiano Magazine in una lunga intervista concessa al giornalista Giuseppe Candela. Amadeus, dal 2020 grande direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo, ha ragionato a lungo sul suo ruolo centrale nell’organizzazione e nella direzione del festival della canzone italiana. 

Dopo le polemiche politiche, Amadeus conferma che sarà il conduttore e direttore artistico di Sanremo 2024. Ma come ha letto le polemiche degli ultimi mesi? “Con tranquillità, per carattere. Alcune indiscrezioni, se devo dire, anche con divertimento. In generale, c’è una lista lunghissima di artisti che farà Sanremo dopo di me. Ed è giusto così”. 

La politica, in questo caso il nuovo corso meloniano in Rai, più volte è intervenuta sulle scelte e sul futuro del Festival. “Non ho rapporti con la politica. Mi infastidisce quando dicono che faccio un Sanremo politico perché non è cos’. Sono come un attaccante con la carriera al servizio dei risultati: se segno gioco, se faccio male vado in panchina. Non mi sono mai schierato politicamente, non ho mai chiesto a un cantante o a un ospite per chi votava, non ho mai scelto una canzone in base a una corrente politica. Non mi interessa e non sono tenuto a saperlo”.

Dopo quattro Festival, Amadeus annuncia che quello del 2024 sarà la sua ultima edizione. Per il momento. “Lo dico ufficialmente: questo è il mio ultimo Festival. Cinque di seguito sono tanti. Aver eguagliato Pippo Baudo e Mike Buongiorno è un onore. Se tra qualche anno mi venisse richiesto potrei tornare, in futuro sì ma adesso mi devo fermare. Pure Morandi lo ha condotto con me a 78 anni”.

La ricetta del successo di Amadeus è stata quella di aver rimesso le canzoni al centro, per davvero. “Ho preso decisioni non popolari, l’ho voluto personalizzare. Sono sincero, al primo non c’era la fila. I cantanti meno noti venivano sempre associati ad altri più noti. Ad esempio, Diodato. Lo chiamai: ‘Sei in gara’, lui ripeteva: ‘Con chi devo cantare?’. Aveva presentato il brano da solo e volevo che lo cantasse da solo. È un grande talento. Il vero cambio c’è stato con la pandemia e i Maneskin. Presentai una lista, ancora ricordo la faccia di Coletta: ‘Tu li conosci? Io ne conosco solo tre’. Stefano si è fidato. Oggi è più facile”. 

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