Nella Capitaneria di Porto di Manfredonia prestò servizio Amedeo di Savoia, il Re d’Italia “in attesa”

Se quando un’amministrazione viene coinvolta da importanti fatti di cronaca si parla di terremoto politico, dinanzi agli ultimi accadimenti che hanno interessato la Capitaneria di Porto di Manfredonia potremmo dire allora di trovarci dinanzi ad un maremoto, che avendo interessato un’istituzione tanto di spicco per la città, ha lasciato molti di stucco.

Entrare nel merito di quanto accaduto o delle indagini in corso non è mio compito. Com’è giusto che sia, è ora tutto al vaglio degli inquirenti e l’unico auspicio che sento di fare è che la situazione possa essere meno grave di quanto appare. Dopotutto, la Capitaneria di Porto di Manfredonia ha una storia di tutto rispetto.
Nata con Decreto del Presidente della Repubblica nel 1952 a seguito della soppressione dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Manfredonia, ebbe come primo primo Comandante il Maggiore di Porto Sergio Stocchetti, che scrisse testi che ancora oggi sono punti fermi per studiare l’importanza strategica dei porti e dei servizi portuali e marittimi.
E forse in pochi sanno che presso la Capitaneria di Porto di Manfredonia prestò servizio nientemeno che Amedeo duca d’Aosta, il re in attesa. Tale dato emerge da un’intervista che lo stesso ‘re’ rilasciò anni fa a Repubblica, citando un curioso aneddoto di quando nel 1964 era ufficiale di Marina a Manfredonia e fu ‘cacciato’ da una trattoria poiché la proprietaria notò i tatuaggi che aveva sul corpo ed in particolare una rondinella che spiccava sulla sua spalla. “Entrai in trattoria vestito in borghese, la proprietaria vide le mie braccia e mi cacciò”, raccontò il duca d’Aosta. Effettivamente mentre oggi i tatuaggi sono un vezzo e vengono sfoggiati con orgoglio, oltre 50 anni fa non erano visti proprio di buon occhio e questo aneddoto ci restituisce l’immagine di una Manfredonia all’epoca ancora un po’ chiusa a questo tipo di novità. Anche se, come spiegò lo stesso Amedeo di Savoia-Aosta, i tatuaggi in quegli anni erano una prerogativa dei nobili, specialmente del nord Europa.
Chissà se la proprietaria di quella trattoria ha mai saputo di aver mandato via colui che ancora oggi è il legittimo erede al trono d’Italia, qualora tornasse la monarchia!
Cugino di Juan Carlos di Spagna e della regina Elisabetta d’Inghilterra nonché dello zar di Russia, probabilmente da bambino non avrebbe mai immaginato che un giorno, anziché essere ricevuto con tutti gli onori che si convengono ad un sovrano, sarebbe stato invece mandato via dal ristorante da uno dei suoi ‘sudditi’.
E mentre c’è ancora qua e là qualche nostalgico che spera che prima o poi in Italia possa tornare la monarchia, a noi non resta che sperare che in questa nostra città possa al più presto tornare la serenità, sotto tutti i punti di vista.
Maria Teresa Valente