Pierina Paganelli, nuovi dubbi sull’alibi di Dassilva
Caso Pierina Paganelli: il Tribunale del Riesame ha confermato il carcere per il 35enne, la strana telefonata con la moglie Valeria.

In questo articolo ci occuperemo degli ultimi sviluppi del giallo riguardante Pierina Paganelli, uccisa a Rimini con 29 coltellate il 3 ottobre 2023. Il Tribunale del Riesame ha confermato il carcere per Louis Dassilva (35 anni). A influire sulla decisione da parte dei giudici anche una strana telefonata intercorsa tra Dassilva e sua moglie Valeria Bartolucci. Quest’ultima la si sente affermare: “Se ero sveglia a quell’ora… questa cosa io non la so… cosa gli dico… non lo so!”. Ebbene, “quell’ora” si riferirebbe proprio all’orario in cui fu uccisa l’anziana donna, testimone di Geova. È un dettaglio apparentemente sottile, ma per la procura di Rimini ha un peso rilevante. Si tratta di una frase sussurrata da Valeria Bartolucci durante un’intercettazione ambientale risalente al 1° novembre 2023. In quell’occasione, parlando sottovoce al consorte mentre erano in auto, la donna ammise di non sapere con certezza se in quel momento – la sera del 3 ottobre – lui fosse sveglio o meno. Un’affermazione che, secondo gli inquirenti, incrina la solidità dell’alibi che Valeria ha sempre cercato di fornire al marito, detenuto dal 16 luglio con l’accusa di aver ucciso Pierina Paganelli. Finora, la Bartolucci aveva dichiarato con fermezza di averlo visto sdraiato sul divano quella sera. Ma ora, quell’incertezza sussurrata sembra far vacillare la sua versione dei fatti.
Pierina Paganelli: l’alibi di Dassilva non regge
Per la procura, l’alibi di Luis Dassilva non regge. A metterlo in discussione è proprio l’intercettazione inserita nel fascicolo consegnato nei giorni scorsi al Tribunale del Riesame. Secondo gli inquirenti, già il 1° novembre – due giorni prima della sua testimonianza ufficiale – Valeria Bartolucci, parlando con Dassilva della possibilità di essere nuovamente ascoltata dagli investigatori, avrebbe lasciato intendere di non poter affermare con certezza di essere rimasta sveglia fino a poco prima dell’omicidio. Un dettaglio che pesa come un macigno sulla versione finora sostenuta dalla donna, secondo cui Dassilva sarebbe sempre rimasto sul divano la sera del delitto. Ma in quella conversazione, sussurrata in auto, emerge un dubbio che secondo la procura mina la credibilità del suo racconto: se non fosse stata pienamente sveglia, come potè essere certa di aver visto il marito lì, nel soggiorno, e non invece nei sotterranei dove, secondo l’accusa, si sarebbe consumato l’omicidio di Pierina? Tornando alla telefonata sospetta, nella stessa circostanza, Valeria disse al marito: “Io lo so che sei stressato, lo vedo”. Come precisa Il Resto del Carlino, in questo caso la donna si riferiva al fatto che Louis avesse perso peso, secondo gli investigatori. Nell’intercettazione si può inoltre sentire: “Ho bisogno di capire, perché… Se mi richiamano anche a me… dobbiamo vedere se c’è (parola incomprensibile)… se ero sveglia a quell’ora… questa cosa io non la so… cosa gli dico… non lo so!”. “Una assoluta incertezza”: così gli inquirenti definiscono il punto debole dell’alibi fornito da Valeria Bartolucci, su cui giovedì scorso hanno fatto leva per chiedere – e ottenere – la conferma della custodia cautelare in carcere per il 35enne di origine senegalese. Proprio l’intercettazione inedita del 1° novembre, che insinua dubbi sulla credibilità del racconto della moglie, è stata una delle colonne portanti della decisione del Riesame. Ma non è stato l’unico elemento a rafforzare la posizione dell’accusa. In aula, la squadra mobile ha presentato anche un quadro integrato di riscontri oggettivi: incroci di dati telematici, conteggi dei passi registrati dai dispositivi e testimonianze. Tutto questo per mettere in discussione anche la narrazione di Manuela Bianchi, ex amante dell’indagato, la quale ha dichiarato di aver incontrato Dassilva nei sotterranei di via del Ciclamino proprio poco prima di scoprire il cadavere di Pierina Paganelli. Secondo quanto riferito dalla donna, sarebbe stato lo stesso Dassilva ad avvertirla della presenza del corpo, suggerendole di dire che era stata lei a chiamarlo giù dal terzo piano. Ma i conti, per la polizia, non tornano: i passi registrati dalla Bianchi sono circa 90, un numero compatibile con un tragitto che va solo fino al primo piano, dove avrebbe allertato un altro vicino, prima di ridiscendere. Se davvero fosse salita fino al terzo piano per cercare Dassilva, come da sua versione, i passi sarebbero dovuti essere almeno 200.
