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Tra una decina di giorni ricorre la festività di “Tutti i Santi e la Commemorazione dei cari defunti”

Osservo molto il mio paese, le sue radici e le sue strade, le sento nelle vene, come l’aria che mi tiene il cuore dalla voglia di uscire, fuori dai tentacoli della gente di malafede, con il passo rilassato per raccogliere ogni odore nella mente a quando ero fanciullo. Quando ero fanciullo e passavo dinanzi ad uno storico negozio di Manfredonia, quello del porta aromi più deliziosi: un simbolo – e lo è ancora – pieno di moltitudini di spezie e dolciumi di ogni genere, delle cose più introvabili di vera bontà.

I suoi colori e odori commoventi , di tenera atmosfera paesana, quella di una vita oramai passata e cambiata, ma per quella bottega tutto è rimasto uguale.

Tra una decina di giorni, ricorre la festività di “Tutti i Santi e la Commemorazione dei Cari Defunti”. L’emozione che si provava allora era di brividi e di grande attesa, aspettare la calza che la notte del primo di novembre,  veniva appesa al muro ad un chiodino, fatta in casa. Ricordo la gioia al risveglio, dei giorni dei morti come si usava dire, e come si usa dire tutt’ora oggi, ma con la sua usanza oltraggiata da un evento non appartenente alla nostra fede religiosa: la cosiddetta festa di Halloween. Oramai entrata prepotentemente : anche nei libri di scuola.

Ma cosa c’entra con le nostri origini questo vento di moda, dal sapore dello scialbo assoluto, motore di vita delle cose futili. Certo che i cambiamenti di cattivo gusto, in questo luogo come in altri dell’Italia più alta, sono all’ordine dello svoltare l’angolo.

La nostra festa, era fondata alle origini di quella leggera nebbiolina nel periodo dei morti, che invadeva il cielo più chiuso mentre gli alberi, davano l’ossigeno più puro dei mattini, che si ossequiava le feste dei primi due giorni del novembre più lieve, della riflessione pacata con lo sfoggio del via vai, per la via principale del Corso.

Io osservo ancora, anche se poco, ma conservo la grazia, attraverso quella vecchia immagine della strana nebbiolina fatta di visite e di preghiere.

di Claudio Castriotta

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Claudio Castriotta

Poeta, scrittore e cantautore - già collaboratore con riviste di Raffaele Nigro e del docente universitario Daniele Giancane. Il miglior piazzamento ad un premio letterario è avvenuto a Firenze con un libro dedicato ai più emarginati di Manfredonia: secondo posto alle spalle del grande scrittore cattolico Vittorio Messori. Il suo primo maestro è stato Vincenzo Di Lascia, il vincitore al premio Repaci di Viareggio del 1983. Come musicista si è esibito con il cantautore Marco Giacomozzi, vincitore al Premio Tenco, nelle zone della Liguria, esattamente in prov. di Savona ad Albissola Marina . Poi in seguito dopo varie esibizioni in Toscana con altri autori, interrompe i tour per motivi di salute.

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