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Santa Brigida a Manfredonia, “La città del peccato”: briciole di storia

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Santa Brigida a Manfredonia, “La città del peccato”: briciole di storia

Oggi è il 23 luglio, giorno in cui si celebra Santa Brigida di Svezia, mistica, viaggiatrice instancabile, patrona d’Europa e — almeno per un po’ — anche ospite illustre della nostra città. Ebbene sì: proprio lei, durante un pellegrinaggio sul Gargano nel 1372, fece tappa a Manfredonia, soggiornando per qualche giorno in un edificio che oggi accoglie la scuola media Orsini ma che, all’epoca, era un ospedale nel senso più nobile del termine: luogo di ospitalità, in particolare per i pellegrini diretti alla grotta di San Michele.

L’edificio, sorto quasi subito dopo la fondazione della città voluta da re Manfredi, si trovava nei pressi di Porta Puglia, ed è tra i più antichi del centro urbano. Un piccolo crocevia per devoti e viandanti, dove — chi l’avrebbe detto — anche una santa del calibro di Brigida trovò riposo.

Ma veniamo al punto: cosa vide esattamente Santa Brigida durante il suo soggiorno? Secondo i suoi celebri scritti, le Revelationes, la santa volle visitare anche le rovine di Siponto, ancora ben visibili un secolo dopo il terremoto che la distrusse. E ne rimase sconvolta. In una visione mistica, Cristo stesso le spiegò che Siponto era stata rasa al suolo non per caso, ma perché luogo di “svergognatezze”, più vicina agli spiriti immondi che agli angeli. Una sorta di Sodoma e Gomorra in salsa pugliese, insomma.

E Santa Brigida, nel suo dialogo con Dio, si mostrò comprensiva, cercando di intercedere per gli abitanti: “O Signore, aiutali a desistere dai peccati!”. Ma il buon Dio, per nulla tenero, rispose che erano “assuefatti alla sporcizia” e che “solo le bastonate li avrebbero rimessi in riga”.

Oggi, al posto dei pellegrini, ci sono studenti e insegnanti, e al posto delle visioni divine si studiano regole grammaticali e qualche battaglia medievale (magari proprio quella di Manfredi). Ma pensare che tra quelle stesse mura una santa abbia dormito, pregato e ricevuto visioni così drammatiche — con tanto di giudizi celesti e anatemi su Siponto — dà a quell’edificio un fascino tutto particolare.

La storia, insomma, non si trova solo nei libri: a volte si nasconde dietro l’angolo, o tra le mura di una vecchia scuola. Basta saperla ascoltare.

Maria Teresa Valente

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