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Caroleo contrario agli interventi sul Parco Archeologico di Siponto

Ho avuto modo di apprendere, anche se in modo incompleto, sugli interventi in atto sul Parco Archeologico di Siponto e in particolare, sull’area della Paleocristiana. Le impressioni che traggo sono le seguenti e spero, veramente, che siano smentite. Non si sperimenta né si scommette sulla Storia e con la Storia (con la esse maiuscola) ricostruendo di fatto un falso (anche se Arte moderna), sui VERI Resti Archeologici. E senza soprattutto avere una prospettiva certa di una durata nel tempo delle reti metalliche soggette, oltre che alle ingiurie delle intemperie (vento, acqua, salsedine ecc.) ma anche, come sempre degli uomini. Non so poi su che basi si è data una forma architettonica ad una chiesa del VI Sec., soprattutto se le pagine della storia della Basilica paleocristiana col suo Battistero devono essere approfondite e completate da altre indagini di scavo sistematico. E non si toglie l’ “anima” ad un sito archeologico PURO con il suo contesto ambientale con delle “contaminazioni” postmoderne anche se artistiche. Si dice che quest’opera, sulla cui valenza artistica non discuto, ma sul merito della sua localizzazione, serva anche a scopi didattici.

Sono fermamente convinto (anche da esperienze personali) invece che la vera didattica sono le pietre emerse dagli scavi. Quelle pietre, ognuna di esse, e nel loro insieme, raccontano una Storia, e ognuna di esse è una pagina di un libro che va sempre aggiornato e quindi né coperte né spostate. Le pietre della tardo antica raccontano il primo periodo, Romano, con elementi in opera reticolata, una fonte monumentale, un insieme stratficato di opere musive che dal periodo romano vanno al V Sec e poi al VI Sec,di tombe e sarcofagi romani e paleocristiani, resti di colonne e basi di colonne,in un susseguirsi di straordinarie testimonianze che parlano di una Grande Città, di una Grande Storia di un Grande popolo in un contesto ambientale unico, specie a primavera quando scavi e fioriture e verde davano uno spettacolo magico fondendo storia e natura, uno spettacolo amato dai visitatori, italiani e stranieri che rimanevano incantati dal vedere emergere le Pietre antiche da una fantasmagoria di colori di fiori e di piante e dai loro profumi. La didattica si fa “leggendo” o facendo “leggere” queste pagine che sono i resti archeologici nel loro contesto ambientale . Questo fascino doveva essere mantenuto intatto e proprio perché un luogo magico , a mio avviso,non si doveva né toccare né modificare, ma solo e semplicemente restaurare per conservare.

Non discuto, sia chiaro, sulla valenza artistica dell’opera dell’artista Tresoldi in sè, ma credo che si doveva evitare questa “intrusione” artistica post moderna , nella storia di un luogo bello di per sé, ma si poteva creare un’opera analoga ponendola a fianco della Basilica Paleocristiana magari di dimensioni ridotte. E non è tutto. L’aver costruito , a quel che si vede, un inutile perché ( a mio avviso ) insufficiente parcheggio auto e una costruzione per gli uffici della reception,invadendo ed occupando di fatto una buona parte del Parco Archeologico della Siponto Antica, la dice tutta sulla filosofia (e spero di avere torto) intrapresa che invece di scavare e scoprire la Siponto Romana e Medievale, la si vuole relegare, direi “tombare” con soluzioni che di fatto hanno stravolto il territorio ad essa circostante. Perché sono stati, ad esempio ricoperti quei resti archeologici lungo il vialetto che portava dal cancello di ingresso all’ingresso della Basilica? Mi chiedo e chiedo: altrove avrebbero fatto lo stesso? Noi, dopo la consegna dei lavori, trarremo delle conclusioni che saranno oggetto di un convegno, anche sulla base dei giudizi dei visitatori sui Registri della Basilica.

Altrove ho letto che qualcuno paragonava o affiancava nel merito l’opera della Santa Maria con la Piramide del Louvre, anch’essa opera postmoderna. Ma la Piramide Parigina non è stata costruita SUL Louvre o NEL Louvre, ma nella parte esterna. Qui invece l’opera è SUI resti archeologici romani e paleocristiani. Concludendo, queste sono le impressioni personali ed anche affettive di chi ha fatto volontariato attivo nella Basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto per vent’anni, studiando quelle Pietre, difendendole, rispettandole ed amandole fino alla venerazione

 

Aldo Caroleo – Archeoclub Siponto

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Redazione

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