Attualità CapitanataLibri

Le lettere di Moro: l’ultima struggente a sua moglie Eleonora

Il 9 maggio del 1978, per tutti, è Via Caetani, il luogo in cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro, il leader della Democrazia Cristiana rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. Dopo i 55 giorni di prigionia nella prigione del popolo, il corpo di Moro fu ritrovato in una Renault rossa che le BR parcheggiarono a metà strada fra le sedie dei due principali partiti italiani: la DC e il PCI. 

Dopo quarantaquattro anni, la storia di Moro viaggia inquieta nella memoria del nostro Paese. Per molti, infatti, il corpo di Moro è uno dei tanti fantasmi della nostra storia politica e civile. Il 9 maggio del 1978, per storici e pensatori, rappresenta tutt’oggi la fine di un certo modo di concepire la politica, la morte della prima grande Repubblica. La morte di Moro, che avrebbe costruito con Berlinguer una nuova pagina politica in grado di integrare anche il fronte della sinistra del Pci nel Governo, ha rappresentato un blocco per il progresso del sistema politico dell’Italia. “Con la morte di Moro – ha raccontato lo storico Francesco Biscione al Fatto Quotidiano – cambiano gli equilibri di potere, inizia l’agonia del Pci, che senza Moro non ha più una prospettiva politica strategica. Nella Dc prevale la visione empirica e tattica di Andreotti. Prevalgono i poteri oscuri, la P2, i poter criminali. Il delitto Moro è soprattutto questo: il cambiamento di forza dentro la democrazia cristiana, che diventa più debole, mentre diventano più forti i poteri criminali”. 

Oggi, a quarantaquattro anni di distanza dalla morte dello statista pugliese, restano indimenticabili le lettere che scrisse nella prigione del popolo: quelle piene di teoria politica e quelle più umane, così colme di rabbia, amore e delusione. Le lettere di Moro – al centro all’epoca di un dibattito ferrato sulla loro originalità e libertà – rappresentano una lettura imprescindibile per comprendere quei giorni inqueti degli anni di piombo. 

La sua ultima lettera, datata 5 maggio 1978, è l’ultima lettera che i brigatisti consegnarono: era destinata a sua moglie, Eleonora, ed è considerato come l’ultimo atto d’amore di Moro per la sua famiglia e, nonostante tutto, per la vita. 

Mia dolcissima Noretta,
dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli. 

Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. E’ poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato.

Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande, grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto anto Luca) Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo.

Noretta dolcissima, sono nelle mani di Dio e tue. Prega per me, ricordami soavemente. Carezza i piccoli dolcissimi, tutti. Che Iddio vi aiuti tutti. Un bacio di amore a tutti. 

Aldo”.

Centro Commerciale Gargano
Gelsomino Ceramiche
Promo Manfredi Ricevimenti
Promo UnipolSai ilSipontino.net

Articoli correlati