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La tragedia di Superga del Grande Torino: la storia del foggiano Carrabba che scampò al disastro

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La tragedia di Superga del Grande Torino: la storia del foggiano Carrabba che scampò al disastro

Sono passati settantacinque anni dallo sciagurato 4 maggio 1949: era un uggioso pomeriggio di primavera. Torino è coperta da un velo di tristezza, sembra quasi un presagio. L’aereo del Grande Torino, proveniente da Lisbona, sta atterrando. Alle 17.07 si sente un grande boato e poi un esplosione. Il velivolo si schianta contro la Basilica di Superga e si incendia. Non ci sono sopravvissuti.

Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Martelli, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola“: era l’undici più amato dall’Italia, capace di riunire tutta la nazione sotto un unica bandiera.

Tutti i veri amanti del calcio conoscono la storia del Grande Torino e purtroppo il suo tragico epilogo. In pochi però sono a conoscenza della storia del foggiano Dino Carrabba. Mezzala classe 1930, cominciò la sua carriera proprio nel vivaio del Foggia. Fu poi uno dei pionieri dell’Incedit, la seconda squadra del capoluogo dauno, quella della Cartiera. Nel luglio del 1948 venne adocchiato dal Torino, che lo chiamò per un provino. Così, con il suo allenatore Vincenzo Marsico, Carrabba si mise in treno e raggiunse il capoluogo piemontese. La “prova nel cantiere dei Campioni d’Italia” ebbe esito positivo: Carrabba viene ceduto in prestito al Torino.

C’è solo da rammaricarsi che il Foggia non lo annoveri tra i suoi ranghi” scrisse il Corriere di Foggia, dopo il suo passaggio tra le file granata. Nei primi mesi a Torino Carrabba diventa un giocatore completo, così l’Incedit lo chiama per completare il campionato di Promozione. Ma maggio del 1949 Dino ha l’occasione della vita: viene richiamato dal Torino, per esordire per la prima volta con i “senior”, in amichevole. La partita, che purtroppo conosciamo tutti, era la famosa amichevole di Lisbona, contro il Benfica. Nell’ultimo allenamento prima della partenza – racconta il giornalista Francesco Ippolito – il grande e compianto Valentino Mazzola per scherzare lo bagnò con una pompa dell’acqua e Dino si ammalò. In quel momento non lo sapeva, ma con quel gesto Mazzola gli salvò la vita. Non partirà più per Lisbona e tornò a Foggia.

4 maggio 1949: “Eravamo seduti sul tavolo di mia madre” – raccontava suo fratello Achille – “quando la radio comunicò che l’aereo del Grande Torino si era schiantato sulla Basilica di Superga. Mio fratello ascoltò con me la notizia e svenne immediatamente“. Su quell’aereo poteva esserci lui. Non ebbe più la forza di tornare a Torino, nemmeno per giocare le restanti partite di Serie A assieme ai ragazzi granata: si sarebbe potuto laureare campione d’Italia, ma decise di rimanere a Foggia.

Carrabba tornò a giocare con la maglia dell’Incedit e soltanto quattro giorni dopo il tragico evento scese in campo a Corato, dove spinto dalla commozione segnò pure un gol. Nel proseguimento della sua carriera riuscì a vincere un campionato di Promozione il 24 giugno 1956, quando sul neutro di Bari l’Incedit sconfisse il Bisceglie 3-1. Dopo una breve parentesi al Foggia, chiuse la carriera al Troia, come giocatore-allenatore, a cavallo tra il 1959 ed il 1961.

Negli ultimi anni della sua vita ha duramente lottato contro una malattia, che l’ha portato via il 4 agosto del 2012. “Gli eroi – diceva Indro Montanelli – sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta“.

Matteo Gentile
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Redazione

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