Come un gabbiano che va contro un sole giallognolo
Manfredonia – COL pensiero nei campi di nuvole grigie, ma sulle onde di un mare verde con reti calate giù nel fondo di rosso corallino dal colore inusuale e panoramico, le seppie attirate dal calore delle acque mentre il sole splende, mi trovo a guardare la vista del molo seduto sulla banchina di tramontana,in questo cielo di note, quando sul porto odora di limone e di pesce,anche se la carestia è incombente,ma la speranza resiste alla grazia che non mente, la forza protegge, come le ombre dei nostri pini anche se pochi, oramai quasi a scomparire ci avvolgono di menta fresca mattutina, di una giornata che non ha compassione, che non fa impressione, vive di solo di poche parole, come un gabbiano che va contro un sole giallognolo, le sue smorfie di ali bagnate, che girano intorno ad un moto peschereccio che sta per entrare dalla pescata giornaliera.
Lontano sento tutto il mio respiro,nell’aria dalle ore consumate passate in una fretta bestiale, ed è ancora giorno; di un lungo ritmo scandito sulle scogliere,delle barche al largo addosso alla corrente, il vento che poi supera un ricadere,la barca che ho davanti balza in alto alla superficie. Ora la direzione mi porta a ritornare,mentre la schiuma di sale mi fa respirare di iodio ma senza pace,con il paese che guarda e tace,sollevo lo sguardo con un segno di croce,incomincio a intravedere la riva. I pescatori hanno le mani sporche “dfol scur du sicciu” con recipienti di seppie vive, di un patrimonio di bene comune che appartiene a tutta la popolazione,che nasce dalla nostra origine,quindi non farla morire per farla vivere per sempre.
Di Claudio Castriotta