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Città Protagonista: “Prima il lavoro”

Il #primomaggio è, da sempre, un giorno di festa e riflessione. Dopo le lotte sociali e politiche che, nei decenni precedenti, difesero i diritti dei lavoratori, oggi, nel 2019 dello sfruttamento e del precariato, cosa c’è da festeggiare?
L’interrogativo è serio. La Repubblica fondata sul lavoro festeggia anche dati pessimi: un giovane su tre che non ha un posto di lavoro, i sottoccupati raddoppiati in dieci anni, un milione di posti a tempo pieno persi (peggio di noi solo la #Grecia), il 25% dei lavoratori con un impiego inferiore al titolo di studio e il dato allarmante, quello del 15%, che vedrà nel futuro, possibilmente nei prossimi vent’anni, la copertura della manodopera da parte dei robot.
Con questi dati, il primo maggio rischia di diventare un rituale fuori dal tempo con i nuovi sfruttati e le tutele spezzate dal caporalato digitale. Un rituale appuntamento che, forse, non testimonia più una dignità del lavoro come principio ordinatore della società, come moto di orgoglio e di rappresentanza sociale di ogni cittadino. Un rituale anacronistico che non identifica più il lavoro come elemento che rispecchia e accomuna ogni cittadino in quell’esperienza fondamentale della propria vita a contatto con il mondo, con la realtà.
Bisognerebbe ritornare a pensare e attuare politiche in grado di ridare dignità al lavoro, per far tornare quell’orgoglio per la propria mansione, per un traguardo professionale raggiunto dopo lo sforzo intellettivo o fisico. Una nuova filosofia del lavoro in grado di conciliare passato e futuro, diritti di stabilità, benessere e nuove frontiere della tecnologia, non un nemico ma un potenziale importante per rendere più qualificante il lavoro umano.
Al lavoro l’anima persa, ai lavoratori i diritti per completare al meglio quell’azione della vita quotidiana che, di fatto, qualifica e nobilita l’uomo. Senza il lavoro, il futuro delle comunità locali e del Paese è ipotecato alla disperazione, alla cieca espressione pessimistica della realtà. Bisogna tornare, quindi, a ripensare al lavoro come forza motrice concentrica: tutto parte e ritorna da lì. Il benessere, lo sviluppo sociale, la pacificazione comunitaria. Ripartire dal lavoro è il primo passo utile.

Associazione “Città Protagonista”.
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Redazione

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