Dopo Berlusconi, incognita Forza Italia. Urbani: “Senza Silvio non ha futuro”

A ventiquattro ore dal funerale di Stato di Silvio Berlusconi si apre ufficialmente il tema complesso della sua eredità. Il primo bandolo della matassa da sciogliere sarà quello politico. Forza Italia, il partito personale nato nel 1994, si trova difronte a una prova difficile e complessa da affrontare. Il partito, infatti, si è sempre basato sulla figura carismatica del suo leader. La definizione politologica di Forza Italia, ovvero partito personale, fa comprendere molto bene il tratto inscindibile fra il partito e il suo leader. Dopo la morte di Berlusconi, però, quell’elemento considerato immortale si è interrotto. 

Molti osservatori considerano Forza Italia (senza la figura di Berlusconi) un partito morto, ma in queste ore i familiari hanno assicurato che è loro intenzione continuare a sostenere la creatura politica di loro padre. Dunque, nessun disimpegno finanziario, ma ora – come titolano i giornali – inizia una nuova fase. Il partito potrà contare sulla famiglia Berlusconi, ma l’obiettivo – che sarà perseguito da Antonio Tajani – sarà quello di non perdere nessun parlamentare forzista (ammaliato semmai dalle sirene leghiste, meloniane o renziane) e arrivare alle Europee del 2024 con un risultato che vada sopra al 5%. Antonio Tajani, uomo vicinissimo a Berlusconi, subito dopo la sua morte ha dichiarato: “Sì andrà avanti, insieme, nel solco tracciato da Berlusconi”.

L’obiettivo di resistere è del tutto improbabile per Giuliano Urbani, politologo e uno dei fondatori di Forza Italia con Silvio Berlusconi. “Auguro a Forza Italia di avere un futuro ma francamente non ne vedo. Ho letto in questi mesi di un ruolo della moglie, mi sono sembrate cose senza consistenza, senza prospettiva. E un po’ penose. Non so cosa farà il personale politico, ma gli elettori di Forza Italia sono già con Giorgia Meloni, abile nel porsi come leader moderata. Oggi è l’unica alternativa al centrosinistra che non ha una guida aggregante”, ha dichiarato Urbani in un’intervista a Repubblica.