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Alloggio ARCA, le precisazioni della sindaca di Foggia e dell’assessore al bilancio

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Alloggio ARCA, le precisazioni della sindaca di Foggia e dell’assessore al bilancio

“L’assessore Davide Emanuele mi ha chiarito con trasparenza e con documenti alla mano ogni elemento della vicenda emersa sulle cronache locali, raccontata con toni ingiustificati, come confermato anche dalle comunicazioni ufficiali da parte di ARCA Capitanata: il possesso dell’abitazione di via Da Zara era legittimo e l’immobile è stato rilasciato spontaneamente dallo stesso Emanuele”.

Lo dichiara la sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, in riferimento agli articoli di stampa che hanno sollevato interrogativi sul possesso, in passato, di un immobile in via Alberto da Zara da parte dell’assessore Emanuele, precisando altresì di non aver mai ricevuto segnalazioni o lettere anonime sul caso.

“ARCA Capitanata — aggiunge la sindaca —, in una comunicazione formale trasmessa al Comune, ha precisato che non vi è stata alcuna richiesta di intervento della Polizia Municipale in relazione all’immobile in questione, che appartiene a un complesso di fabbricati assegnati nel secondo dopoguerra, non sulla base della condizione reddituale ma alle famiglie che avevano perso la casa a causa dei bombardamenti, una condizione condivisa da tanti nuclei familiari foggiani” a prescindere da qualsivoglia livello di status.

“La riconsegna della casa di 49 metri quadrati di via Da Zara in cui ho abitato per oltre vent’anni, durante i quali ho sempre pagato regolarmente il canone mensile dovuto, è avvenuta su mio impulso, a seguito di una mia spontanea comunicazione di rilascio all’ARCA, con cui ho segnalato il venir meno dei requisiti. Non si è trattato, dunque, di un intervento derivante da verifiche della Polizia Municipale, come invece è stato reiteratamente ed erroneamente riportato dalla stampa nei giorni scorsi”, ribadisce l’assessore Davide Emanuele.

“Non si tratta, peraltro, di una casa popolare in senso stretto — precisa Emanuele —, bensì di un immobile assegnato nel secondo dopoguerra, nell’ambito del piano di ricostruzione rivolto a chi aveva perso la propria abitazione a causa dei bombardamenti. Faceva parte, quindi, di un compendio abitativo nato da un’iniziativa pubblica, le cui unità, essendo state consegnate incomplete, furono completate e rifinite con l’impegno economico diretto dei beneficiari, i quali hanno maturato il diritto di riscattarle, come avvenuto per tutte le altre case che si trovavano in analoghe condizioni”.

“Parliamo di un patrimonio con una storia peculiare, una storia a sé stante, segnato da vicende burocratiche lunghe che hanno impedito finora il riscatto delle abitazioni, nonostante le ristrutturazioni e le manutenzioni sostenute nel tempo, a differenza di tutti gli altri condomìni di quella medesima zona.Tutti hanno potuto riscattare tranne l’ex condominio in cui vivevo. A questo punto, spero sinceramente che tutto questo clamore possa almeno servire a dare voce e impulso alle giuste e legittime aspettative delle altre famiglie che sono state mie vicine di casa, e che da sessant’anni attendono di poter diventare finalmente legittime proprietarie degli immobili loro assegnati”, conclude Emanuele.

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