Il vermocane, nuovo incubo per i pescatori

Il vermocane, nuovo incubo per i pescatori
Si chiamano vermocane, o vermi di fuoco, e sono il nuovo incubo per i pescatori del Mediterraneo.
Per questo sono nel mirino dei biologi del laboratorio che l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste ha aperto a Panarea e a Milazzo.
I vermocane sono una specie che da un paio di anni ha catturato l’interesse dei ricercatori.
Infatti, lungo tutte le coste italiane, compresa la nostra zona, dalla Sicilia alla Puglia, è stato osservato un notevole incremento delle densità.
Il vermocane detto anche verme cane o verme di fuoco (nome scientifico Hermodice carunculata) appartiene al gruppo degli anellidi cosiddetti “erranti”, perché si muove sul substrato e non è sedentario come lo spirografo di cui abbiamo parlato un po’ di post fa.
Il nome verme di fuoco viene dalla dolorosa irritazione che colpisce chi lo tocca, causata dalle setole bianche urticanti che, oltretutto rimangono conficcate nella pelle a causa della loro estremità ad uncino.
Il dolore è così acuto che sembra di essersi scottati. È lungo fino a 30 centimetri, vive sui fondi rocciosi, si nutre di animali morti, e va a caccia soprattutto di notte.
Di solito i vermocane erano presenti a partire dai 2-3 m di profondità ma adesso sono presenti anche nella zona di marea per cui, nelle nostre passeggiate lungo il “tavolato”, … facciamo attenzione a dove mettiamo i piedi!
PERCHE’ I VERMOCANE SONO UN INCUBO PER I PESCATORI?
A sperimentare le punture sono soprattutto i pescatori, quando si trovano a dover liberare le reti, letteralmente invase da questi predatori.
I vermocani si mangiano il pesce che è ammagliato; se succede la sera, la mattina si trovano gli scheletri.