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Riccardi: “Superare gli egoismi territoriali”

Anche quest’anno, a cento anni dall’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale, commemoriamo l’anniversario del 4 novembre 1918, giorno della vittoria dell’Italia in quel tragico conflitto che restituì alla Nazione i territori del Nord-Est che erano rimasti sotto il dominio austriaco.

Celebriamo oggi la giornata dedicata alle Forze armate e all’Unità d’Italia, nella nostra città, che proprio all’alba del 24 maggio 1915 fu bombardata da navi austriache che aprirono le ostilità colpendo le città italiane della costa adriatica.

Celebriamo le Forze armate perché siamo grati all’Esercito, all’Aeronautica e alla Marina militare che hanno reso possibile il riscatto della nostra Nazione. Rivolgiamo il nostro pensiero a tutti coloro che hanno servito la Patria  fino all’estremo sacrificio della propria vita  e siamo grati ai giovani che, arruolati nelle diverse Forze Armate, si sono immolati per conquistare libertà e progresso per il nostro Paese. Dobbiamo essere consapevoli che di quel sacrificio, consumato cento anni fa, ancora oggi noi raccogliamo i frutti.

Celebriamo anche l’Unità nazionale perché con la riconquista di Trento e di Trieste si completava il disegno dell’Unità d’Italia per secoli rimasta sotto la dominazione straniera.

Ma la ricorrenza del 4 novembre non può essere considerata soltanto come giornata commemorativa. Per voi giovani studenti e per noi tutti, dalla memoria della nostra storia dobbiamo trarre il valore di quelle vicende che oggi si ripropongono in altri contesti. L’eterna lotta contro le dominazioni, la sopraffazione, le ingiustizie, fa di questo anniversario occasione di riflessione e di impegno per una situazione internazionale che attraversa profonde crisi, con la caduta di regimi autoritari e il manifestarsi di nuove guerre locali, il perseverare di terrorismi e di estremismi feroci che impediscono la composizione pacifica di conflitti.

Ogni giorno milioni di persone nel mondo vivono l’incubo della guerra, della fame, delle persecuzioni. Per questi motivi fuggono dall’orrore e sono pronti a morire nei viaggi della speranza che spesso finiscono tragicamente. Per loro la pace è un desiderio e una speranza  irraggiungibile. In tale drammatica situazione l’Italia è impegnata dall’Africa ai Balcani, dal Medio Oriente all’Asia, attraverso le Forze armate, in operazioni di supporto alla pace in tutte le principali aree di crisi del mondo. Con un impegno militare, politico e finanziario notevole, queste missioni, rappresentano un fondamento della politica estera e di difesa dell’Italia. Molti nostri militari sono morti in tali missioni. Ai soldati che sono caduti nell’assolvimento di quei compiti, rivolgiamo la nostra commossa gratitudine.

Vi sono persone che volontariamente rischiano la propria vita per far sì che anche in quelle terre lacerate dall’odio e dai conflitti, la pace diventi una realtà. Sono i professionisti della pace. Specializzati nella gestione delle ostilità, vigilano sui diritti umani, aiutano i profughi, si frappongono nelle situazioni di guerra. Sono numerose le missioni sparse per il mondo che li vedono coinvolti.

Da questo alto contributo che l’Italia fornisce, insieme con i propri alleati, alla stabilità e alla legalità internazionale, deve nascere un nuovo coerente impulso all’Unità Nazionale quale processo in grado di superare qualsiasi forma di egoismo territoriale che porta alla disgregazione della nostra comunità e contro ogni egoismo economico che porta ad accentuare gli squilibri sociali.

In questa solenne giornata, innanzi al Monumento ai Caduti di tutte le guerre, consegniamo le targhe commemorative, dell’Associazione nazionale Famiglie dei caduti e mutilati dell’Aeronautica, ai familiari dell’Aviere scelto marconista dell’Aeronautica militare Matteo Palumbo e dell’Aviere scelto aiuto marconista Antonio Castriotta, che si sono distinti nella campagna di Guerra 1940-43. A loro rivolgiamo il nostro grato ricordo.

Viva il 4 novembre, viva le Forze Armate, viva l’Italia Unita!

Il sindaco di Manfredonia
Angelo Riccardi

 

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Redazione

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