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Post Enichem, i numeri impietosi

E’ stato presentato ieri sera a Manfredonia il rapporto finale del progetto “Indagine conoscitiva sullo stato di salute della popolazione e dell’ambiente nella Città di Manfredonia”.

Dal 1989, il Comune di Manfredonia è incluso in un’area definita dal legislatore “ad elevato rischio di crisi ambientale” (Legge n. 3491 del 8 luglio 1986) e negli anni successivi, il Comune è stato incluso tra le aree da inserire nel “Programma nazionale di bonifica” come “siti di bonifica di interesse nazionale” (SIN) in quanto soggetto alla possibile contaminazione da una serie di sostanze che includono: benzene, etilbenzene, toluene, xilene, caprolattame, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), arsenico, mercurio, piombo, zinco, alluminio, nichel e azoto ammoniacale.

Il 26 settembre del 1976, a seguito dello scoppio, all’interno dello stabilimento ANIC, della colonna di lavaggio dell’impianto di sintesi dell’ammoniaca, una nube contenente una quantità di arsenico e suoi composti, dell’ordine di 10 tonnellate, si riversò nel territorio circostante, interessando anche la zona abitata.

A seguito dell’incidente furono condotti studi di mortalità sulla popolazione residente nell’area che però avendo un breve periodo di osservazione, meno di venti anni dal momento dell’incidente, non potevano che fornire risposte parziali e incomplete. Per questo motivo il Comune di Manfredonia agli inizi del 2015, ha sottoscritto e finanziato una collaborazione con l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IFC) e l’ASL di Foggia per una ricerca di comune interesse dal titolo “Indagine conoscitiva sullo stato di salute della popolazione e dell’ambiente nella Città di Manfredonia”.

Nella giornata è stato discusso e valutato il rapporto finale del progetto, approvato dal Comune di Manfredonia con delibera di giunta n. 64 del 14 aprile 2017. “Nel rapporto troviamo la valutazione dello stato di salute della popolazione residente attraverso un’analisi della mortalità dal 1970 al 2013, un’analisi dei ricoverati in ospedale dal 2001 al 2013 e una valutazione dell’esposizione sia a seguito dell’incidente del 1976 che a seguito delle emissioni continue dell’impianto in tutti gli anni del suo funzionamento. Lo studio è innovativo e in tutte le sue fasi è stato discusso e condiviso con la popolazione (come documentato in Epidemiologia e Prevenzione, rivista ufficiale dell’Associazione Italiana di Epidemiologia) ed è stato approvato dal Comitato Etico dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Foggia con parere n. 16 del nel 22 febbraio 2016.

Le analisi sulla mortalità sono basate sui dati ufficiali ISTAT e riguardano gli anni dal 1970 al 2013. Le analisi concernono tutta la popolazione residente, suddivisa in periodi (1970-1974, 1975-1979, 1982-1987 ecc.), sesso e causa di morte. Per ogni periodo, si sono scelti come riferimenti la regione Puglia (1970-2013) e la provincia di Foggia (1980-2013).

È stato, infine, completato l’aggiornamento dello stato in vita dei lavoratori delle coorti reclutate nell’ambito della consulenza tecnica epidemiologica per la Procura di Foggia nel corso del processo Enichem. 307 lavoratori su 1.467 sono deceduti. Rischi maggiori di mortalità si osservano tra i lavoratori delle ditte in appalto, che furono tra i più esposti nei primi giorni dopo l’incidente. Sono in corso analisi per cause specifiche di morte.

Il rapporto finale aggiorna e completa quanto riportato nel primo rapporto presentato alla popolazione il 19 maggio 2016 e pubblicato su Epidemiologia e Prevenzione (volume 40 numero 5 pagg. 281-289).

 

In sintesi i risultati indicano:

 

1- Manfredonia dal 1970 ad oggi ha progressivamente perso il vantaggio di salute che aveva rispetto alla regione di appartenenza. Infatti rispetto agli anni settanta è stato documentato dallo studio un eccesso stimato di circa tre decessi al mese;

 

2- la mortalità per tumore polmonare mostra un eccesso a partire dagli anni duemila rispetto alla media regionale e provinciale. In particolare tra coloro che avevano meno di cinquanta anni al momento dell’incidente del 1976 si sono registrati circa 14 decessi in più rispetto alla media regionale;

 

3- dal 1995 la mortalità per malattie cardiache  è aumentata, con un picco di due morti in più al mese nella seconda metà degli anni novanta. Tutte le popolazioni infatti che hanno sperimentato disastri anche di tipo industriale si trovano a fronteggiare un aumento di patologie cardiovascolari.

 

Questi risultati mostrano quindi criticità nello stato di salute correlate con i disastri ambientali e l’inquinamento conseguente subito dalla popolazione di Manfredonia. Nella giornata sono state fornite informazioni sull’entità dell’esposizione subita dalla popolazione, documentata anche storicamente, e informazioni sul profilo di salute e sugli eccessi di morti e malattie che sono stati rilevati.

Degno di nota anche il dato sugli eccessi di malattie cardiache la cui interpretazione si giova delle caratteristiche della ricerca epidemiologica partecipata nella quale ha avuto un ruolo fondamentale la ricostruzione storico-sociologica delle vicende di Manfredonia fatta attraverso il racconto e il recupero di testimonianze dirette”.

Alla giornata è stato presente il direttore generale di Agenzia Regionale di Sanità (AReS) Puglia, dott. Giovanni Gorgoni, che ha confermato l’impegno della Regione a sostenere gli approfondimenti epidemiologici nell’area a rischio di Manfredonia.

 

tratto da: http://www.teleradioerre.it/manfredonia/106742/Ex-Enichem,-a-Manfredonia-aumentano-le-morti-per-tumore.-Presentato-il-rapporto

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