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Piemontese, 12 Comuni montani cancellati con un decreto: la provincia di Foggia paga il prezzo di una classificazione astratta e ingiusta

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Piemontese, 12 Comuni montani cancellati con un decreto: la provincia di Foggia paga il prezzo di una classificazione astratta e ingiusta

“Altro che riconoscimento e promozione delle zone montane. L’allegato al DPCM di classificazione dei Comuni montani, adottato dal Governo nazionale in attuazione dell’articolo 2, comma 1, della legge n. 131 del 12 settembre 2025, rappresenta un colpo durissimo per vaste aree del Mezzogiorno e, in particolare, per la provincia di Foggia, che vede 12 Comuni storicamente e funzionalmente montani esclusi dalla nuova classificazione nazionale”. 

Lo dichiara il vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, in merito alla riclassificazione dei Comuni montani operata dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli.

In Puglia, Cagnano Varano, Carlantino, Carpino, Casalnuovo Monterotaro, Celenza Valfortore, Ischitella, Mattinata, Peschici, Rocchetta Sant’Antonio, San Marco la Catola, San Nicandro Garganico e Vieste, tutti ricadenti nella provincia di Foggia, “sono stati cancellati dalla mappa statale, nonostante condizioni territoriali, infrastrutturali, ambientali e socio-economiche che da decenni ne giustificano il riconoscimento e il sostegno pubblico”, osserva Piemontese.

“Il Governo rivendica una classificazione ‘oggettiva’, fondata su parametri geomorfologici di altimetria e pendenza elaborati su base ISTAT – aggiunge il vicepresidente della Regione Puglia – ma è proprio qui che si annida l’errore politico di fondo: ridurre la montagna a una formula matematica, ignorando isolamento, fragilità demografica, carenza di servizi essenziali, rischio idrogeologico, distanza dai presidi sanitari e scolastici, stagionalità dei collegamenti, significa tradire lo spirito stesso dell’articolo 44 della Costituzione e della legge 131/2025”.

“Nel Gargano e nei Monti Dauni – aggiunge Piemontese – la montagna non è solo una quota altimetrica: è un sistema territoriale fragile, complesso, spesso periferico, che vive gli stessi svantaggi strutturali delle aree appenniniche più alte, pur senza raggiungere soglie arbitrarie fissate da Roma. Escludere questi Comuni significa escluderli anche dal perimetro delle future misure su sanità, istruzione, incentivi alle imprese, lavoro agile, casa e servizi, perché la nuova classificazione diventa la base vincolante per l’accesso ai fondi e alle politiche nazionali, a partire dal FOSMIT, il Fondo per lo Sviluppo delle Montagne Italiane”.

Piemontese evidenzia come la relazione illustrativa ammetta apertamente che l’obiettivo della riforma è restringere la platea dei Comuni montani, superando l’elenco storico di oltre 4.000 enti: “Una scelta – commenta il vicepresidente – che assomiglia sempre più a un taglio di risorse mascherato, in cui il riequilibrio dei conti pubblici viene scaricato sulle aree interne, sulle comunità più esposte allo spopolamento e alla desertificazione sociale”.

Secondo Piemontese “è una contraddizione evidente: mentre la legge 131/2025 proclama la montagna come «obiettivo di interesse nazionale», il DPCM applicativo nega questo principio a territori che svolgono una funzione essenziale di presidio ambientale, paesaggistico e umano, soprattutto nel Mezzogiorno”. 

“Per la Capitanata – dice il vicepresidente della Regione Puglia – le conseguenze sono meno risorse, meno strumenti, più solitudine istituzionale per Comuni che già affrontano difficoltà sul piano demografico, economico e dei servizi. Cambiare per decreto i confini della montanità significa anche mettere in crisi programmazione e progettualità, generando incertezza amministrativa e blocco degli investimenti”.

“Serve riaprire il confronto con le Regioni e gli enti locali – conclude Piemontese – per una correzione immediata, integrando i criteri geomorfologici con indicatori socio-economici e di accessibilità ai servizi, come del resto avviene in molte esperienze europee”. 

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