Cronaca Estera

Nuovo lutto per i Kennedy: morta Tatiana Schlossberg

La storica dinastia statunitense torna a piangere una giovane vita spezzata, la famiglia annuncia la scomparsa della giornalista e autrice.

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La famiglia Kennedy è di nuovo nel lutto. Tatiana Celia Kennedy Schlossberg, nipote dell’ex presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, è morta il 30 dicembre 2025 all’età di 35 anni dopo una lunga e coraggiosa battaglia contro una forma rara di leucemia mieloide acuta. La notizia, confermata dalla John F. Kennedy Presidential Library Foundation attraverso un messaggio diffuso sui social, ha rapidamente fatto il giro del mondo, riaccendendo il dibattito attorno alla cosiddetta maledizione dei Kennedy, una narrazione popolare di sventure che ha segnato la storia della celebre famiglia americana.

Tatiana, morta una rampolla della famiglia Kennedy

Tatiana non era solo un membro di una delle dinastie politiche più note degli Stati Uniti, ma anche una giornalista e scrittrice apprezzata per il suo impegno sui temi ambientali e climatici. Laureata alla Yale University e con un master dall’Università di Oxford, aveva lavorato come reporter per prestigiose testate, tra cui The New York Times, e aveva pubblicato il libro Inconspicuous Consumption, sul rapporto tra stili di vita e impatto ambientale. La diagnosi di leucemia era arrivata nel maggio 2024, poche ore dopo la nascita della sua secondogenita. Tatiana aveva deciso di raccontare il proprio calvario in un toccante saggio pubblicato nel novembre 2025 sul New Yorker, “A Battle With My Blood”, in cui descriveva con lucidità e introspezione la scoperta della malattia, le cure e i trattamenti sperimentali. La forma di leucemia diagnosticata – con una mutazione rara chiamata Inversion 3 – è tra le più aggressive e con prognosi molto difficile: i medici avevano dato pochi mesi di vita all’inizio dell’ultimo anno. La sua scomparsa ha scosso non solo la famiglia ma anche colleghi e persone che avevano ammirato la sua professionalità e la sua passione. Oltre ai messaggi di vicinanza della comunità internazionale del giornalismo, sono arrivati tributi intensi da parte dei suoi familiari, inclusa la sorella Rose e il fratello Jack, che hanno ricordato Tatiana come “la nostra bellissima Tatiana” e sottolineato che “rimarrà per sempre nei nostri cuori”. È inevitabile che, di fronte a una tragedia di questo tipo e alla lunga serie di lutti che hanno colpito i Kennedy nel corso di decenni, si parli di maledizione. La locuzione nasce nella cultura popolare per descrivere una sequenza di eventi sfortunati – tra cui la morte di Joe Kennedy Jr. nel 1944, l’assassinio di JFK nel 1963 e di Robert F. Kennedy nel 1968, fino a incidenti e decessi avvenuti in anni più recenti – e viene spesso evocata ogni volta che un membro della famiglia perde la vita prematuramente. Dal punto di vista medico e scientifico, non esiste alcuna evidenza di un fenomeno soprannaturale: le tragedie della famiglia, comprese le malattie, hanno cause e spiegazioni umane, sociali o naturali. La maledizione dei Kennedy è piuttosto un costrutto narrativo nato dall’attenzione mediatica e dalla rilevanza storica di eventi drammatici che hanno toccato una famiglia centrale nella politica e nella cultura americana del XX e XXI secolo. Non a caso John Kennedy è stato un profeta laico, una “semidivinità” della storia contemporanea occidentale, tra luci e ombre, per i suoi discorsi sulla pace e sull’essere persone migliori. Il presidente Kennedy credeva nelle capacità dell’essere umano. una delle sue frasi più celebri è: “L’uomo rimane il più straordinario dei computer.” Amava inoltre l’Italia e del resto, un po’ di sangue italiano lo aveva anche lui da parte della madre, Rose Elizabeth Fitzgerald, lontana discendente della famiglia Gherardini di Firenze (Fitzgerald significa proprio “figlio di Gherardo”). Tornando a Tatiana, la giornalista lascia il marito, il medico George Moran, e i loro due figli, oltre a una testimonianza di dignità e apertura rara nel trattare temi personali tanto delicati. In un’epoca in cui il dialogo pubblico su salute, politica e scienza è spesso complicato, la sua voce rimane un ricordo vivo delle battaglie individuali che si intrecciano con le grandi narrazioni collettive. La storia dei Kennedy resta avvolta da un misto di ammirazione, curiosità e tragedia, e la morte di Tatiana Schlossberg ne rappresenta l’ultimo, doloroso capitolo. Al di là di qualunque mito, il racconto della sua vita e del suo coraggio offre un’occasione per riflettere sulla fragilità umana e sulla forza con cui alcune persone affrontano la propria mortalità.

Una storia di disgrazie

La storia dei Kennedy è costellata di drammi e perdite che hanno alimentato per decenni l’idea della cosiddetta “maledizione dei Kennedy”, un’etichetta popolare per descrivere una sequenza impressionante di morti premature, incidenti e tragedie familiari. Tutto comincia già negli anni Quaranta, con la lobotomia fallita di Rosemary Kennedy, sorella di John e Robert, che la lasciò incapace di parlare o camminare; Joseph P. Kennedy Jr., primogenito destinato alla politica, morì a 29 anni nel 1944 in un’esplosione durante una missione di guerra; e nel 1948 Kathleen “Kick” Kennedy trovò la morte in un incidente aereo insieme al marito. Nel 1963, la famiglia fu colpita dal dolore personale e nazionale con la morte del neonato Patrick Bouvier Kennedy poche ore dopo la nascita e, poco dopo, con l’assassinio di John F. Kennedy, seguito nel 1968 da quello del fratello Robert F. Kennedy, assassinato mentre correva per la presidenza degli Stati Uniti. Negli anni successivi si susseguirono altre vicende tragiche: nel 1969 l’incidente di Chappaquiddick, in cui la passeggera Mary Jo Kopechne morì annegata dopo che l’auto del senatore Ted Kennedy era finita in acqua, nonostante tutto il senatore non denunciò subito l’accaduto; David Kennedy, figlio di Robert, morì per overdose nel 1984; Michael Kennedy perse la vita in un incidente sugli sci nel 1997; nel 1999 John F. Kennedy Jr., sua moglie e la sorella di lei morirono in un incidente aereo al largo di Martha’s Vineyard. Nel nuovo millennio, la famiglia continuò a piangere: Saoirse Kennedy Hill morì per overdose a 22 anni nel 2019, e nel 2020 Maeve Kennedy McKean e il suo figlio di 8 anni persero la vita in un tragico incidente in canoa nel Chesapeake Bay. Con la dipartita di Tatiana Schlossberg nel 2025, all’età di 35 anni dopo una forma rara di leucemia, si aggiunge l’ultimo doloroso capitolo a una lunga serie di lutti che hanno segnato una delle famiglie più influenti nella storia americana.

L’amore di Veltroni per la famiglia Kennedy

Walter Veltroni, figura di spicco della politica e della cultura italiana, ha più volte espresso un legame intellettuale e culturale con la figura dei Kennedy, in particolare con John F. Kennedy e Robert “Bob” Kennedy. Questo rapporto non si limita a un interesse storico: Veltroni ha dedicato buona parte della sua attività di scrittore alla narrazione del sogno e dell’impatto dei fratelli Kennedy sulla politica e sulla società americana. In altre occasioni Veltroni ha raccontato nelle sue presentazioni pubbliche come Jack e Bob incarnassero per lui ideali di progresso, giustizia sociale e impegno civico, valori che ha definito universalmente rilevanti e capaci di ispirare anche oltre i confini statunitensi. Ha inoltre dichiarato pubblicamente di aver conosciuto personalmente alcuni esponenti della famiglia Kennedy e anche persone a loro vicine, un dettaglio che arricchisce il quadro della sua ammirazione verso questa dinastia. In un’intervista radiofonica Veltroni ha raccontato di aver incontrato Ted Kennedy e di aver conosciuto “buona parte della famiglia e anche molti loro consiglieri”, descrivendoli come persone di grande livello umano e politico, tutte “fatte della stessa pasta” ideale che lui associa a libertà, democrazia e giustizia sociale.

Nel romanzo I fratelli che volevano cambiare il mondo, Walter Veltroni costruisce una storia volutamente semplice ma profondamente commovente, pensata per i ragazzi ma capace di parlare anche agli adulti. Protagonista un bambino italiano che, tramite le pagine del diario della nonna scomparsa, viene condotto idealmente accanto ai Kennedy, e diventa un racconto di formazione fatto di memoria, scoperta e consapevolezza. Veltroni non mitizza il potere né nasconde le tragedie, ma usa la narrativa per trasmettere insegnamenti civili essenziali: il valore della giustizia, l’importanza dell’impegno, la forza della speranza anche quando la storia sembra spezzarsi. Il libro suggerisce che le grandi figure non servono per essere idolatrate, ma per ispirare comportamenti concreti, scelte quotidiane, responsabilità personali. È un testo che emoziona senza retorica e che lascia al lettore – giovane o adulto – l’idea che il cambiamento non sia un mito del passato, ma una possibilità sempre aperta, se qualcuno ha il coraggio di crederci.

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