Attualità Capitanata

Libruzze e il richiamo di maccarune allo Scalo (1968)

Manfredonia – IL suo nome era Libero, in dialetto Libruzze, conosciuto per i ‘suoni particolari’. Non so come facesse, ma con un lungo respiro riusciva a richiamare i pesci sotto la banchina del Ponente; per i pescatori la sua voce soffiava nell’aria dalla parte delle onde del mare.

Al tempo si pescava anche nel tratto dove si fermava la motonave o chiatta, che la mattina navigava verso la rotta delle Isole Tremiti. Spesso pescavo in quell’ormeggio con mio fratello Renzo, molto più bravo di me a prendere i pesci; ricordo che certi giorni la pesca era davvero abbondante, tanto che riempivamo le buste bianche, quelle per la spesa, colme di maccarune (ghiozzi).

Libruzze ci dava sempre consigli; era buono anche se ci teneva sempre sotto mira; non sono mai riuscito a capire se quella storia del richiamo fosse vera, ma a noi piaceva lo stesso ascoltarla, Libruzze era il tuttofare della Lega Navale del Molo di Ponente.

Nel ‘68 abitavo allo Scalo del Molo di Ponente; quando la scuola chiudeva era una vera vacanza: per tutta l’estate ogni mattina cominciava la vita. E che vita! Mi recavo sul Porto con tutto il materiale per pescare; avevo una lenza speciale preparata da un esperto pescatore, formata da un grosso sughero marrone a forma rettangolare dotato di filo particolare con piombini e l’amo. Come cibo per i pesci mi procuravo delle piccole cozze dalla scogliera Sant’Andrea.

Sedevo sulla banchina in un piccolo spazio, tra scafi e barche in ormeggio, pronto a calare il filo in mare per la pesca dei maccarune, e il sig. Libruzze – guardiano di quel posto straordinario – ci sorrideva, con lo sguardo basso quasi a rimprovero, smuovendo la testa.

Di Claudio Castriotta

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Redazione

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