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La festa di Santa Lucia (riti e tradizioni a Manfredonia)

Un tempo a Manfredonia anche alla vigilia della Festa di Santa Lucia, come la sera prima di Santa Concetta, si allestivano e accendevano falò in tutti i quartieri della Città in onore della Santa Martire siciliana protettrice degli occhi. Mia madre che abitava da bambina in una palazzina nei pressi del Campanile Orsini, mi raccontava che fino agli anni ’20-’30 di fronte alla chiesa di San Benedetto denominata dal popolino “a Chjise de Sanda Lucjie”, al centro della strada si accendeva il falò “a fanoje” in onore della Santa.

Tradizione vuole che in loco nelle chiese di S.Benedetto (Santa Lucia) e di S. Francesco d’Assisi si celebra il Triduo e la Festa in onore della Santa Martire. I Falò accesi nelle ore serali alla vigilia della Festa, erano considerati come portatori di luce, ma era anche occasione di vivere insieme la vigilia intorno al fuoco per sconfiggere l’atavica paura del buio, proprio nel giorno più corto dell’anno, così considerato dai nostri avi. L’antico proverbio così recita: ”Sanda Lucjie u iurne chiu corte ca suje” (Santa Lucia il giorno più corto che ci sia). Ad onor di verità, il solstizio d’inverno cade il 21 dicembre, pertanto a rigor di logica è quello il giorno più corto dell’anno. Fino a qualche anno fa, i falò alla vigilia di Santa Lucia venivano accesi presso le chiese di San Giuseppe e Santissima Trinità. La Chiesa celebra la Festa di Santa Lucia il 13 dicembre. I devoti si recano presso la chiesa di S.Benedetto dove in un altare laterale si venera un dipinto del XVIII sec. che raffigura Santa Lucia e presso la Chiesa di S.Francesco dove si venera la Sacra Statua di Santa Lucia in cartongesso dei primi del ‘900.

La sera prima della Festa di Santa Lucia le massaie mettevano (lo fanno tuttora in forma minore) le fave ammollo nell’acqua “i fefe ammulle”. La mattina successiva, dopo aver partecipato alla messa dell’alba che si celebrava nelle Chiese di S. Benedetto e S. Francesco, le devote preparavano le fave cotte “i fefe aggraccete”, aromatizzate con foglie di alloro. Da molti anni la messa dell’alba “a mèsse de l’albe” non ha più luogo, mentre in tutte e due le chiese nel corso della giornata vengono celebrate messe in onore di Santa Lucia. Usanza vuole che le devote e i devoti che chiedono la grazia alla Santa in quel giorno devono digiunare. Nei giorni che precedevano il Triduo a Santa Lucia era consuetudine fare la cerca dell’olio per casa, che veniva fatta solitamente da ragazzine; l’olio veniva consegnato al sacrestano della chiesa per accendere “i lumine a Sanda Lucije”.

In molte case c’era la devozione per Santa Lucia (ora in forma minore) e si teneva un lumino acceso tutto l’anno vicino il quadro o il santino che raffigurava la Santa. Sempre il giorno di Santa Lucia gli anziani contavano le Calende (i dodici giorni fino al 24 dicembre) coincidenti con i dodici mesi dell’anno, e registravano giorno per giorno i mutamenti atmosferici, traendo così auspici per il nuovo anno, nel senso che facevano una previsione del tempo nei mesi successivi. In onore della Santa le massaie preparano in casa tra le leccornie i tarallini di pasta frolla detti “l’ucchje de Sanda Lucjie” (gli occhi di Santa Lucia). Anche nel giorno di Santa Lucia, come in quelli di Sant’Andrea “Sant’Andréje e Natèle a vindiséje”, di San Nicola “Sande Necòle e Natéle a diciannove”, di Santa Concetta “Sanda Cungette e Natéle a diciassette”, era consuetudine scandire la ricorrenza prenatalizia con la conta dei giorni ed era in voga il detto: “Sanda Lucije e Natéle a tredecine o a tredece duje” (Santa Lucia e Natale a tredici giorni).

Il giorno dopo la Festa di Santa Lucia in tutte le chiese inizia come dicevano gli antichi “a Nuoje a Gisò Bommine” ( la Novena a Gesù Bambino) in preparazione del Santo Natale.
A Manfredonia, e non solo in loco, alla Santa protettrice degli occhi è dedicato il nome di una conchiglia, diventata per la verità molto rara nel nostro Golfo, ed è “l’Astrea Rugosa” il cui opercolo lucido di madreperla, esteticamente molto bello, duro e di colore rossiccio è denominato “l’ucchje de Sanda Lucije”. I nostri antenati, facevano incastonare gli opercoli più grandi di questa bellissima conchiglia dagli orafi a mò di orecchini e cammei. A Manfredonia in zona denominata “Santa Lucia” sulla strada per Foggia c’è una chiesetta dedicata alla Santa Martire siciliana, eretta nel XIX secolo. Santa Lucia nacque a Siracusa nel 283 da ricca famiglia. Nel 304, quando aveva 21 anni fu martirizzata da Diocleziano durante la sua feroce persecuzione contro i cristiani.

(A cura di Franco Rinaldi, cultore di storia e tradizioni popolari di Manfredonia)

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