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La Festa di Ognissanti a Manfredonia a cura di Tonino Racioppa

Per la Festa di Tutti i Santi e per la Commemorazione dei Defunti, a Manfredonia c’era l’usanza di far appendere dai bambini al “varrone” dietro la porta o alla testata del letto una lunga calza della mamma, una di quelle fatta ai ferri col filo di “bomméce” (cotone ritorto, variamente colorato), convincendoli che i Morti sarebbero passati per casa a lasciare doni.

Infatti durante la notte “misteriosamente” qualcuno passava davvero e poneva nella calza appesa: castagne, mele cotogne, scaldatelli, fichi secchi, mandorle e simili.

La calza era lunga, e per completare il riempimento i bambini il mattino seguente si lanciavano in una questua per il vicinato – un po’ come fanno ora per Halloween – alla ricerca di altre leccornie. Però, invece di “dolcetto o scherzetto?” come si dice ora, rivolgevano alla padrona della casa cui avevano bussato una richiesta ben codificata, in rima, a domanda e risposta:

All’àneme ‘i mùrte…”
“Jìnd’a cammïse, che pùrte?”
“Lu vellïche – E damme ‘na fïche!”

A fine mattinata, siccome si andava in gruppo, si metteva in comune il “bottino” ricavato che veniva ridistribuito in parti uguali. I miei preferiti erano i fichi secchi e le mandorle.

Aprivo i fichi secchi e ponevo all’interno due o tre mandorle sgusciate ma non tostate, e, potendoli conservare a lungo, non mi abboffavo in una sola volta.

I fichi imbottiti in questa maniera a Bari sono chiamati “li chjacùne” e in Calabria “i cruciéri”, ma non so se a Manfredonia hanno un nome specifico o generico. Chiedete alle nonne!
Essi rappresentavano all’epoca, quando tutti erano denutriti perché si vivevano tempi di ristrettezze, un importante integratore alimentare – assieme all’olio di fegato di merluzzo che ci propinavano a scuola ogni mattina – per scongiurare il pericolo del rachitismo incombente sui bimbi in crescita scheletrica e muscolare.

Mi fanno ridere questi che ora fanno gli schizzinosi a tavola! Dice mia madre che la “mangiatöre jì vàsce, e tùtte quande stànne jurgéte” = La mangiatoia è facilmente raggiungibile e tutti sono abbondantemente nutriti. Jurgéte vuol dire che alla biada è stato aggiunto l’orzo (jùrge)per dare maggiore energia alle bestie da soma.

Tonino Racioppa

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