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Inchiesta del Corriere: così ogni secondo ci giochiamo tre metri quadrati di suolo

Scompaiono 3 metri quadri al secondo, in Puglia anche qualcosa in più, ma nessuno se ne accorge. È l’impietosa fotografia scattata dal rapporto «Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici», redatto dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e dal Sistema nazionale per la protezione ambientale, a cui partecipano le Agenzie regionali per l’ambiente e quelle delle province autonome. Presentata a fine giugno la quarta edizione, il rapporto, è spiegato in presentazione, «fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, che continuano a causare la perdita di una risorsa fondamentale, il suolo, con le sue funzioni e i relativi servizi ecosistemici». In Italia, a causa della crisi economica, il consumo di suolo rallenta, ma non accenna a fermarsi. Lo confermano i dati relativi al 2016. Con oltre 23 mila chilometri quadrati cementificati o trasformati rispetto alla destinazione naturale, è andato perso il 7,64 per cento del territorio. Solo tra novembre 2015 e maggio 2016 sono scomparsi 50 chilometri quadrati, pari a circa trenta campi di calcio al giorno.

In Puglia il consumo medio di suolo è dell’8,3 per cento, un valore superiore alla media nazionale. Notevole è il divario tra provincia e provincia. Quella di Lecce ha consumato il 14,5 per cento, Brindisi il 10, 6, Bari il 9,8 e Taranto il 9,6, la Bat il 7,3 e Foggia il 4,2. A scandagliare i comuni, si scopre che Bari ha già perso più del 42 per cento del suo territorio libero perché occupato da cemento e Modugno il 41.

Ad essere più colpita è la fascia costiera. «Il delicato equilibrio dell’ambiente costiero – confermano Benedetta Radicchio e Vito La Ghezza dell’Arpa Puglia in una nota sul fenomeno – è sottoposto a notevole pressione da parte delle attività antropiche che mettono a rischio la disponibilità e la qualità delle risorse presenti». Nei 300 metri dalla costa il consumo medio di suolo è del 29 per cento, tre volte superiore alla media regionale, con punte a livello locale molto alte. A Rodi Garganico, per esempio, la perdita è del 31 per cento, a Manfredonia del 33, a Trani del 57, a Bari del 67, a Torchiarolo, in provincia di Brindisi, del 46, a Torricella e Lizzano, nel Tarantino, rispettivamente il 51 e il 46, a Taviano, nel Salento, addirittura l’82. Proprio nel Tacco d’Italia la situazione sembra più compromessa. Il «Rapporto» segnala, infatti, diversi comuni ad alta attrazione turistica, tra cui Castro, Porto Cesareo e Gallipoli, con percentuali di perdita di suolo superiore al 20 per cento. «La crescente domanda di turismo – sottolineano ancora La Ghezza e Radicchio – ha comportato la creazione di nuovi insediamenti turistici e relative infrastrutture di servizio. Tra il 2015 e il 2016, nella fascia fino a 300 metri dalla linea di costa, si è perso suolo per quasi 500 metri quadri al giorno e circa 2 mila metri quadri nei primi mille metri dalla riva». Il rapporto valuta anche il consumo di suolo in funzione dell’altitudine. Nelle aree comprese tra i 300 e i 600 metri di altezza è stato il 5,2 per cento, a quote superiori il 2,8. Tuttavia, fatto preoccupante è che, rispetto al 2015, in Puglia si è avuto un incremento di consumo dello 0,5 per cento in zone a elevata pericolosità di frana e dello 0,3 in quelle a pericolosità molto elevata. Un azzardo, insomma. S’impara poco dai disastri naturali.

In definitiva, la perdita di suolo in Puglia non è sotto controllo. Troppi gli abusi, i cedimenti al mattone e alle opere dell’uomo e poca considerazione per gli effetti generali sull’ambiente. Il rapporto conferma che «il consumo di suolo ha un impatto su un insieme di servizi ecosistemici che sono fondamentali per il nostro benessere, dalla produzione agricola alla regolazione del clima, dalla protezione dall’erosione all’infiltrazione dell’acqua, dal miglioramento della qualità dell’aria e delle acque all’impollinazione. La perdita di questi servizi si traduce in un vero e proprio “debito ecologico”, che continua a crescere ogni anno, con un conseguente costo economico che, considerando i cambiamenti dal 2012 al 2016, ha un impatto stimato tra i 630 e i 910 milioni di euro l’anno». Occorre dunque agire. Il Settimo Programma di azione ambientale dell’Unione Europea impone agli stati membri di azzerare il consumo di suolo entro il 2050; l’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite chiede di raggiungere, entro il 2030, la sostenibilità dell’attuale modello di sviluppo urbano. La palla è nelle mani dei parlamenti nazionali. Lo scorso anno, sull’argomento, la Camera dei Deputati ha approvato un disegno di legge che ora è in discussione al Senato. Difficile dire se sarà varato entro la fine della legislatura. Qualunque scelta si faccia per raggiungere gli obiettivi indicati dall’Unione Europea, il consumo di suolo continuerà. Gli scenari favorevoli ipotizzano una perdita ulteriore di 1635 chilometri quadrati fino al 2050, quelli più catastrofici di 8326 chilometri quadrati. Ma possiamo

 

 

tratto da: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/cronaca/17_agosto_19/cosi-ogni-secondo-ci-giochiamo-tre-metri-quadrati-suolo-319a192e-84a7-11e7-8b73-2e310e207a90.shtml

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