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In ricordo dell’atleta Massimo De Padova, nella fossa dei leoni a Manfredonia (1977)

PARLARE della U.S. San Michele, società capeggiata fino al 1977 dall’ideatore dell’atletica sipontina, colui che si è sacrificato e che ha dato grandi insegnamenti ai ragazzi, atleti di quegli anni, lasciando la strada aperta per un futuro migliore da intraprendere. Il caro Michele Losito, che attualmente vive nella zona di Trieste,in pieno nord Italia. Ad avere coraggio e a riprendere questa eredità fu Il grande giavellottista Michelangelo Capaiuolo, con grande caparbietà e coraggio tirò su il gruppo sportivo nuovo di giovani atleti,a dir poco di gran sacrificio e pochi mezzi a disposizione

La sera in quella palestra alle spalle del Centro Motorio Cesarano,gli allenamenti ,e che bel modo di stare insieme,eravamo i soliti, Cotrufo,Di Gregorio,Clemente,Capaiuolo junior e Massimo. Il rispetto e la stima di amicizia totale rappresentava il massimo del modo di vivere sano e di gran fierezza nei confronti del prossimo, proprio tutto questo grazie all’insegnamento che ci dava Michelangelo, era il giusto modo dello stare insieme, a volte quando si faceva in tempo,la sera si usciva a passeggio per il corso, che ci dava un senso di serenità e di spensieratezza e pacatezza unita alla stanchezza, a dirla tutta che la voce addirittura diventava fievole. Massimogrande passione,grande riconoscimento all’atletica.

Modo di ricordare e raccontare da immagini di commozione,e scusate se è poco,uniti davvero da i nostri tanti allenamenti e delle nostri storie che ci univamo in discorsi di rilassamento tra un esercizio e l’altro,in quelle fredde sere d’inverno in quella gelida e decadente palestra a due passi dal mare ,a pochi passi dalla ferrovia ,da quei binari della stazione campagna,che non veniva attraversata da nessuno solo da noi atleti.

Del compianto pesista e giavellottista, scomparso anni fa, “De Padova” (qui nella foto allo stadio Miramare di Manfredonia, in rilassamento dopo il lancio del getto del peso). Ricordo lo chiamavamo “Massimone” per la sua mole, per gli amici ovviamente. Ricordare a chi ha fatto dello sport una fonte quotidiana terrena e a stretto contatto con gli sportivi, amici di gruppo di una squadra. Poi in seguito anche nella vita,quando smise l’attività di atleta,diventando professore di Educazione Fisica. Portare alla luce la sua vita è come trasmettere un significato decifrato in una concretezza di rispetto più del senso logico. La cara immagine, riporterà il tempo indietro, come se fosse un cielo a rovescio, le espressioni più significative, gli sforzi, le gesta tecniche e di fatica chiamate vita e di un’epoca ancora presente al di là del mare.

di Claudio Castriotta

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Redazione

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