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Immigrati e diritto di cittadinanza. Piccinini (Inca): altri ostacoli per ritardarne l’ottenimento

Osserviamo da mesi l’insistenza del Governo nell’aggiungere ostacoli e paletti all’ottenimento della cittadinanza per i cittadini stranieri integrati. A dirlo la presidente dell’Inca Cgil, Morena Piccinini, in riferimento alla modulistica on line del Ministero dell’Interno per la richiesta di cittadinanza, che da venerdì scorso, senza alcun congruo preavviso, è stata modificata aggiungendo un nuovo campo che richiede obbligatoriamente allo straniero il possesso della PEC; uno strumento non obbligatorio e poco diffuso tra i privati, osserva la presidente.

“Un altro ostacolo per l’ottenimento della cittadinanza,  che già è stato portato da due a quattro anni di attesa– spiega Piccinini -, la pratica più lunga di tutto il sistema amministrativo italiano,  a cui si aggiungono le nuove disposizioni sulla conoscenza della lingua italiana, il livello B1, che riteniamo non sarebbe superato da buona parte della popolazione italiana, ai costi indiretti per la certificazione fino all’invito implicito ad affidarsi ad un legale con i costi che questo comporta”.

“In merito all’ultimo ostacolo – chiarisce la presidente di Inca -, una circolare interna ministeriale stabilisce che la PEC può essere quella del richiedente o del suo legale, come se qualche norma prevedesse un coinvolgimento esclusivo e diretto di questa figura. Come se il continuo ricorso al TAR per contrastare i ritardi ne avesse in qualche modo legittimato l’indispensabilità. E allora si ipotizza il coinvolgimento di un legale, figura oggi nemmeno più necessaria nei procedimenti per separazione o divorzio”.

“Il Ministero dell’Interno continua ad ignorare il lavoro dei Patronati, previsto dalla leggi vigenti – accusa la presidente del Patronato Inca -, che è in possesso di tutti i requisiti, PEC compresa, per poter assolvere al lavoro di assistenza all’invio delle istanze di cittadinanza; attività consolidata negli anni, ben conosciuta e apprezzata dalle Prefetture con le quali collaboriamo quotidianamente”.

“Né ha alcuna intenzione di sottoporsi a confronti, anche sul merito – aggiunge Piccinini, rispetto ai temi della cittadinanza con chi da anni continua ad assistere i cittadini stranieri, fin dal loro primo ingresso, nel processo di integrazione, regolarità della presenza sul territorio italiano, garanzia dei diritti e doveri di chi ha scelto di vivere e lavorare in Italia”.

Ma l’obiettivo principale non sono i Patronati che continueranno a fare il proprio lavoro di assistenza, aggiunge Piccinini sottolineando che “l’obiettivo di questa campagna di aumento della complessità nei processi amministrativi è lo straniero. L’obiettivo è alzare l’asticella per tutti i cittadini stranieri che, nonostante i ben dieci anni di permanenza in Italia, requisito questo superiore a quello di tanti paesi europei, nonostante un reddito che ne prova il livello di integrazione, la conoscenza della lingua italiana, devono sottostare a questo continuo accanimento amministrativo nei loro confronti teso a mantenerli in condizioni di sudditanza e ad escluderli dalla partecipazione della vita civile del paese nel quale hanno scelto di lavorare e vivere con la propria famiglia”.

“INCA e la CGIL – conclude la presidente – si sono sempre impegnate nella difesa dei diritti di cittadinanza e nella difesa dei richiedenti contro i ritardi della Pubblica Amministrazione. Pensiamo che l’ottenimento della cittadinanza italiana sia un caposaldo del processo di integrazione e che come tale debba essere valorizzato nell’interesse reciproco del richiedente e dello Stato Italiano che trova in questo un arricchimento. Non smetteremo di impegnarci nel contrastare l’acrimonia del Governo tesa ad ostacolare l’ingresso di nuovi cittadini italiani nella nostra comunità”.

 

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Redazione

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