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Il turismo non è guerra: l’appello dei viestani

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Il turismo non è guerra: l’appello dei viestani

Da settimane Vieste è raccontata dai giornali come il luogo delle disavventure dei turisti: prezzi troppo alti, disguidi, esperienze spiacevoli. La voce degli ospiti trova sempre spazio. La nostra, quella di chi a Vieste ci vive e ci lavora, quasi mai.

E allora parliamo noi. Perché anche noi abbiamo molto da raccontare.

Ogni mattina ci svegliamo presto. Apriamo bar, ristoranti, negozi, alberghi, spiagge. Ci mettiamo il sorriso, anche quando siamo stanchi, anche quando il caldo ci spezza, anche quando la stagione ci consuma. Lo facciamo perché crediamo nell’accoglienza, perché Vieste vive di turismo e noi vogliamo che la vostra vacanza sia indimenticabile. Ma dietro le cartoline di mare e tramonti, dietro il gelato in piazza e l’aperitivo al tramonto, c’è la nostra quotidianità: spesso dura, a volte umiliante.

Perché a Vieste non arrivano solo i turisti gentili e rispettosi (che per fortuna sono tanti e che ringraziamo). Arrivano anche i turisti nervosi, arroganti, maleducati. Quelli che si sentono padroni della città.

Ogni giorno ci capita di dover schivare passeggini lasciati in mezzo ai passaggi dei camerieri, e guai a farlo notare. Ogni giorno vediamo bambini lasciati liberi di entrare nei negozi, buttare a terra oggetti, toccare e rompere senza che nessuno li richiami. Ogni giorno subiamo il caos delle auto parcheggiate ovunque: sui marciapiedi, davanti ai portoni, persino davanti alle rampe per disabili.

E non finisce qui. C’è chi entra nei locali mangiando cibi presi altrove e, con le mani sporche, tocca la merce esposta che poi dobbiamo buttare. C’è chi ruba bottigliette d’acqua, chi si siede, mangia, beve… e poi scappa senza pagare. C’è chi pretende di essere servito prima di tutti, chi urla per un piatto arrivato in ritardo, chi insulta il cameriere o deride il cuoco per un errore umano. E ogni volta ci sentiamo piccoli, invisibili, trattati come servi senza dignità.

Non sono solo episodi isolati: è la quotidianità di chi lavora a Vieste in piena estate. Ogni giorno ci armiamo di pazienza come se dovessimo entrare in un campo di battaglia. Ci prepariamo agli insulti, alle lamentele, perfino alle bestemmie gridate da adulti e bambini che evidentemente imparano da chi li accompagna. Ogni giorno, invece di sentirci parte di un grande incontro di culture, ci sentiamo soldati in trincea.

Ma noi non siamo soldati. Non siamo nemmeno schiavi. Siamo persone. Siamo viestani. Siamo lavoratori che meritano rispetto.

Cari turisti, non chiediamo privilegi. Chiediamo solo buone maniere. Chiediamo di entrare in un locale con un sorriso e non con un ghigno di sfida. Chiediamo di considerare chi vi serve come un essere umano, non come un bersaglio per le vostre frustrazioni. Chiediamo di vivere la vacanza con leggerezza, lasciando fuori dalla porta i problemi quotidiani, i nervosismi, le rabbie.

Vieste è bellissima. Ma per restarlo ha bisogno anche di voi. Perché un luogo non è fatto solo di mare e spiagge: è fatto di persone, di chi lo vive, di chi lo custodisce. Noi siamo qui per accogliervi. Voi siate qui per rispettarci. Solo così Vieste sarà davvero il paradiso che vi aspettate.

Condanniamo gli episodi spiacevoli che possono capitare ai visitatori, ma pretendiamo che vengano riconosciuti anche i torti che subiamo noi, ogni giorno, senza che nessuno li racconti. È ora che si dica la verità intera: il turismo è scambio, non sopraffazione. È incontro, non guerra.

Cari turisti, voi siete ospiti. Noi siamo viestani. Non trattateci come schiavi, perché siamo lavoratori. Non trattateci come nemici, perché siamo la vostra accoglienza. Trattateci come esseri umani, e insieme scopriremo la bellezza autentica di questa città.

Con amarezza, ma anche con la speranza di un domani più giusto,

Un lavoratore del turismo di Vieste

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