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Festa della Madonna, l’omelia di S.E. Mons. Castoro

FESTA DELLA MADONNA DI SIPONTO (Manfredonia, 30 agosto 2016)

Sorelle e Fratelli carissimi,

  1. Oggi è giorno di lutto nazionale e non avremmo voluto far festa. I nostri cuori sono addolorati per le tante vittime del terremoto che ha colpito l’Italia Centrale: centinaia di morti, migliaia di feriti, paesi distrutti, famiglie senza case, cuori spezzati… Le raccapriccianti immagini che la TV ha trasmesso ad ogni ora del giorno e della notte sono ancora davanti ai nostri occhi. Un velo di tristezza avvolge i nostri cuori.

La nostra festa perciò non sia dissipazione, né occasione di trasgressione o di spreco. La nostra solidarietà a quelle popolazioni così duramente provate si manifesti in questi giorni anche con un comportamento più sobrio e contenuto. Ci stiamo già mobilitando, come Città, a raccogliere fondi per le prime necessità di quella povera gente. Il 18 settembre, poi, ci sarà una colletta in tutte le chiese, secondo le indicazioni della CEI, per contribuire alla ricostruzione di quei paesi ora ridotti a macerie.

E’ con questi sentimenti, di gioia ma anche di intima sofferenza, che celebriamo quest’anno la nostra festa patronale in onore della Madonna, elevando la nostra preghiera alla Madre del Cielo perché sostenga quanti sono stati colpiti da questa grande sciagura e doni loro la forza di ricominciare.

  1. Miei Cari, questa Cattedrale custodisce gelosamente, nell’artistica Icona della Madonna di Siponto, la memoria più autentica del nostro popolo che venera Maria come Madre e Regina, sì Madre e Regina di misericordia. La Vergine di Siponto è stata sempre accanto ai suoi figli e rimane dentro la storia di questa città.

Oggi, varcando la soglia di questo Tempio, gremito fino all’inverosimile, si è ravvivata in me la consapevolezza del dono grande che mi è concesso, di essere vostro pastore, cioè “collaboratore della vostra gioia” (cf. 2Cor 1,24). Questa testimonianza di fede mi commuove profondamente, mi colma di meraviglia sempre nuova e mi aiuta a portare il “peso gravoso e dolce” della guida pastorale di questa meravigliosa diocesi.

Quest’anno, poi, la Cattedrale è luogo privilegiato per le iniziative e i riti del Giubileo straordinario della Misericordia. Siamo entrati ancora una volta per la Porta santa col capo chino e col cuore fiducioso, sicuri di essere accolti dalle braccia materne di Maria Santissima: la dolcezza del suo sguardo ci accompagni ogni giorno della nostra vita, “perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio” (Misericordiae Vultus, 24).

  1. Carissimo don Matteo Tavano, presidente del capitolo Sipontino, grazie per le calorose espressioni augurali che mi hai rivolto all’inizio della Celebrazione. Carissimi canonici e sacerdoti, Signor Sindaco, Vice Presidente del Consiglio regionale, Signor Questore di Foggia, autorità civili e militari, seminaristi, religiose, Presidente dell’Agenzia del Turismo, Comitato feste patronali, fedeli qui presenti.

Un particolare saluto ai due giovani diaconi: Don Vincenzo Tomaiuoli e Don Michele Arturo, entrambi di Manfredonia, che prossimamente, a Dio piacendo, ordinerò sacerdoti qui in Cattedrale: don Vincenzo, missionario scalabriniano, il 1° ottobre e don Michele, per il clero diocesano, il 31 ottobre. Affidiamo i loro generosi propositi alla vergine di Siponto: ad essi i nostri auguri, per essi la nostra preghiera.

Nella devozione alla Madonna non c’è nulla di esagerato. La Madonna che noi veneriamo è quella del Vangelo, è quella della Chiesa orante. Non è una donna irraggiungibile, inimitabile Maria, ma è la “discepola del Signore” che si è messa per prima alla sequela di Cristo.

E’ questa fiducia in Dio che ispira il suo intervento a Cana di Galilea (cf. Gv 2,1-12).

Che Maria sia “portavoce della preghiera della Chiesa” e interprete delle necessità di noi suoi figli, anticipando addirittura le nostre richieste di aiuto, lo testimonia la pagina del Vangelo odierno, che narra il primo segno compiuto da Gesù nel contesto di una festa di nozze.

Durante quella festa viene a mancare il vino e Maria, tanto attenta quanto discreta, lo fa notare subito al Figlio suo. Maria non osa forzare la mano a Gesù. Ella non gli chiede un “anticipo” sull’ora della Pasqua, ma implora una “primizia” della gioia pasquale.

Il dialogo tra Maria e Gesù deve essere stato così persuasivo che Gesù viene disarmato dalla premura di sua Madre.

Dante parla della sollecitudine materna di Maria nel XXXIII Canto del Paradiso, ponendo sulle labbra di san Bernardo questa orazione sublime:

“Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre,

sua disïanza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fïate

liberamente al dimandar precorre”.

Papa Francesco, nel Santuario di Aparecida, in Brasile, ha ricordato che “la Chiesa quando cerca Cristo bussa sempre alla Casa della Madre”. La Vergine Maria ci apre la porta della sua Casa, ci invita a varcarne la soglia e ci guida a conoscere la volontà del Figlio suo, ripetendoci le parole che Ella ha pronunciato a Cana: “Qualsiasi cosa Gesù vi dica, fatela” (Gv 2,5).

Sì, a Cana Maria ha fatto sentire il battito del suo cuore tenero e misericordioso.

Maria è Madre di Misericordia, perché Lei per prima ha ottenuto misericordia da parte di Dio. In qualche modo, Lei è stata chiamata a entrare nelle profondità del cuore di Dio, perciò ha potuto esaltare la sua misericordia. Nel Magnificat, Maria acclama Dio che “si ricorda” di noi nella sua misericordia e poi canta la misericordia divina che si estende “di generazione in generazione” (cf. Lc 1,50.54).

Guardiamo l’Icona della Madonna di Siponto con devozione! Una Madre con lo sguardo assorto, meditando gli eventi meravigliosi del Figlio suo. Ma il suo sguardo è anche rivolto verso di noi, preoccupato per le vicende del mondo. Nel cuore di Maria si concentra la trepidazione di Dio per l’umanità intera.

  1. Carissimi, Dio non può essere contento di come vanno le cose nel mondo. Non è questa l’umanità che Dio ha sognato. Purtroppo oggi assistiamo impotenti ad una recrudescenza della violenza, dei conflitti, degli atti terroristici. L’umanità è lacerata e smarrita. E’ ancora davanti ai nostri occhi la figura del piccolo Omran, il bimbo di Aleppo coperto di polvere e di sangue. Un’immagine che ha commosso il mondo. Un’immagine emblematica dell’atrocità della guerra in Siria. L’umanità ha bisogno di tenerezza, di misericordia, di riconciliazione.

Ricordiamo anche l’anziano sacerdote francese, padre Jacques Hamel, barbaramente ucciso da due giovani terroristi mentre celebrava la Messa. Intervistato da un giornalista, il Vescovo di Rouen ha così risposto: noi non abbiamo altre armi per difenderci se non quelle della fraternità e dell’amore. Sì, solo l’amore, la misericordia e la riconciliazione possono rinnovare la faccia della terra!

Guardando la Madonna, che a Cana, ha mostrato tanta concretezza, chiediamo la grazia di fare nostra la sua sensibilità, la sua fantasia nell’intervenire per servire chi è nel bisogno, la bellezza di spendere la vita per gli altri.

La Madonna infonda il desiderio di andare oltre le visioni personalistiche e di creare sinergia con tutti, in una logica di servizio e non di potere, di promozione del bene comune e non di egoismo, di rispetto delle regole e non di tornaconto individuale.

E’ la nostra Madonna di Siponto, che chiede a tutti un reale, profondo impegno.

  1. Come non pensare in questo momento a quanti nella nostra Città sono nel dolore, in modo particolare a chi è visitato dalla malattia e dalla solitudine, a chi è scoraggiato e deluso!

Come non pensare alle famiglie colpite dalla crisi economica! Auspichiamo che le autorità competenti mettano in atto ogni sforzo per una pronta ripresa delle attività lavorative, perché il lavoro è la vera risorsa di un popolo, non solo per creare ricchezza materiale, ma anche per rinsaldare le relazioni sociali. Nel lavoro ogni uomo esprime la propria vocazione e la propria dignità. Il lavoro è un diritto e non una concessione.

E pensiamo anche alle famiglie degli immigrati e dei rifugiati che cercano accoglienza tra noi.

Guardiamo alla Madonna! Ella ci chiede di amare la Città come fosse la nostra propria casa, per renderla sempre più bella e sempre più vivibile. Ella ci ricorda che il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, che protegge lo straniero e che sostiene quanti si sentono abbandonati.

Sì, affidiamo a Maria Santissima di Siponto, ogni nostro progetto; affidiamo la nostra Città con i suoi amministratori, la nostra Chiesa diocesana con i suoi ministri; affidiamo gli adolescenti e i giovani; gli anziani e gli ammalati; i poveri e quanti vivono senza speranza; senza dimenticare coloro che sono presenti nel nostro territorio come migranti: tutti ci vedano attenti e solidali nei loro riguardi, quasi con “le ali ai piedi per volare là dove l’indigenza del più povero lo richiede”.

E con Papa Francesco preghiamo:

“O Maria, fa’ che non smarriamo il significato

del nostro cammino terreno:

la luce gentile della fede illumini i nostri giorni,

la forza consolante della speranza orienti i nostri passi,

il calore contagioso dell’amore animi il nostro cuore,

gli occhi di noi tutti rimangano ben fissi là, in Dio,

dove è la vera gioia” (8 dicembre 2013).

            E cosi sia.

+ Michele Castoro, arcivescovo

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