Draghi rilascia un’intervista esclusiva al Corriere: “Non volevo andare via. L’Italia ha dimostrato di farcela”
A pochi mesi dalla caduta del suo governo e dal voto del 25 settembre, l’ex premier Mario Draghi ha concesso un’intervista esclusiva al Corriere della Sera. L’economista, restio a rilasciare interviste e dichiarazioni soprattutto sui media italiani, si è raccontato al cronista politico Antonio Polito.
Fra i primi temi affrontati, Polito ha chiesto a Draghi se ci fosse una sua responsabilità (e volontà) nella caduta anticipata del suo governo. “Se guardo alle sfide racconto e vinte in soli venti mesi di governo, c’è da sorridere a chi ha detto che me ne volessi andare, spaventato dall’ipotetico abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati. Ero stato chiamato a fare, dopo una vita, un mestiere per me nuovo e l’ho fatto al meglio delle mie capacità. Sarei dunque rimasto volentieri per completare il lavoro, se mi fosse stato consentito”.
In queste sue parole, dunque, Draghi smentisce l’indiscrezione che lo voleva felice – soprattutto dopo la mancata elezione al Colle – della caduta del suo governo. “Il governo si poggiava sul consenso di una vasta coalizione, che aveva deciso di mettere da parte le proprie differenze per permettere all’Italia di superare un pericolo di emergenza. Non avevo dunque un mio partito o una base parlamentare. A un certo punto, la volontà dei partiti di trovare compromessi è venuta meno, anche per l’avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura”.
La fine del governo Draghi, quindi, è stata determinata secondo l’ex premier dall’implosione della maggioranza parlamentare, vogliosa di liberarsi di Draghi e di capitalizzare nuovi consensi elettorali. “Con il passare dei mesi, la maggioranza che sosteneva il governo si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri. Il M5S era sempre più contrario al sostegno militare all’Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento insieme a tutte le altre forze politiche, e nonostante questa fosse la linea concordata con i nostri alleati in sede europea, G7 e Nato. Forza Italia e Lega erano contrarie ad aspetti di alcune importanti riforme — fisco e concorrenza — a cui era stato dato il via libera in Consiglio dei ministri. Lega e Movimento Cinque Stelle chiedevano inoltre a gran voce uno scostamento di bilancio nonostante — come stiamo vedendo — l’economia e l’occupazione andassero bene”.