“Riaprite l’inchiesta su Ciccio e Tore”: l’appello di Garofano

C’è un caso di cronaca che ha scosso (e continua) la regione Puglia. È il caso della morte dei fratellini di Gravina, Ciccio e Tore, di 13 e 11 anni, scomparsi il 5 luglio 2006. I corpi furono ritrovati tragicamente solamente il 25 febbraio 2008 nella casa delle mille stanze, un edificio abbandonato dove erano andati a giocare con altri amici. Prima del ritrovamento dei due corpi, rinvenuti in maniera casuale per la caduta di un altro bambino proprio in quella cisterna, fu accusato il padre dei due gemellini: Filippo Pappalardi. Dopo anni dal ritrovamento dei corpi, il padre ha richiesto – tramite i suoi legali – una riapertura dell’inchiesta. A portarla avanti ci sono l’ex generale Luciano Garofano, consulente del padre dei bambini, e l’avvocata di parte Maria Gurrado.
Una richiesta alla Procura di Bari per riaprire il caso e per cercare ancora – dopo tanti anni – una parola di verità compiuta. “Filippo Pappalardi non vuole vendetta, è un dato consolidato che la caduta dei suoi figli nel pozzo della casa delle Centostanze sia avvenuta per una casualità. Ma un genitore ha il diritto di sapere e chi sa ha il dovere di dire la verità. Non riteniamo giusto che un padre ancora oggi non sappia cosa è successo ai figli morti per stenti. Tanti errori giudiziari sono diventati famosi, ma questo è uno dei peggiori”, ha detto Garofano a Repubblica Bari.
Garofano – che ha scritto un libro su questa storia con il giornalista Mauro Valentini – ha annunciato che nella relazione allegata alla Procura ci sono i nomi di persone che gli inquirenti dovrebbero ascoltare. “Alcuni sono compagni di gioco dei bambini, altri adulti, che presumibilmente sapevano qualcosa fin dai primi momenti successivi alla loro scomparsa. In alcune testimonianze ci sono evidenti contraddizioni, in altre reticenze. Certo, non è accettabile che due ragazzini siano morti per il disinteresse dei loro coetanei”.
Secondo l’ex generale, come il padre crede, quel giorno Ciccio e Tore non erano soli, anzi. “Gravina e i suoi abitanti sanno che quel luogo era quello che attraeva la fantasia dei ragazzi. Sicuramente Ciccio e Tore erano lì in compagnia di altri ragazzi, come successe qualche tempo dopo a Michele De Nardo. La differenza è che nel secondo caso i compagni hanno deciso di chiedere aiuto, nel primo caso non è accaduto”.