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Celentano e quella tradizione delle sue origini foggiane, raccontata ad Alberto Angela su Rai1

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Le origini foggiane di Adriano Celentano sono rimaste sempre avvolte dal mistero. Salvo un fugace richiamo durante una trasmissione in tv, e un post sul suo profilo social, l’interessato non ne ha mai parlato.

Per questo desta sensazione il richiamo, seppure indiretto, alle radici foggiane del “molleggiato” andato in onda ieri sera, in prima serata e sulla rete ammiraglia, nel corso della seguitissima trasmissione di Albero Angela, Stanotte a Milano.

A offrire a Celentano il destro è stato proprio il conduttore in collegamento telefonico con Adriano, dal ballatoio della casa via Gluck in cui ha visto la luce.
Angela ha ricordato che i genitori di Adriano, Leontino e Giuditta, si erano trasferiti da Foggia e Milano già da una decina di anni, ed avevano tre figli, quando si registrò un episodio destinato a restare per sempre impresso nella memoria dello showman.

Al centro del ricordo c’è un raggio di sole, il cortile della casa di via Gluck e… l’abitudine tutta foggiana e meridionale della pennichella post pranzo.

“È uno di quei giorni che non si dimenticano – ha detto Celentano, sollecitato da Alberto Angela -. Anche se eravamo a Milano, l’usanza era quella foggiana, che dopo pranzo bisognava fare il solito riposino, ed io naturalmente mi ribellavo, ma non c’era verso. Per convincermi, mia madre mi diceva: guarda che se non dormi, non solo non esci oggi, ma neanche domani. Avevo credo non più di quattro anni, e quel giorno devo aver dormito meno del solito. Mi svegliai che saranno state più o meno le quattro del pomeriggio. Mentre mi stropicciavo gli occhi, ancora un po’ assonnati, saltai giù dal letto a piedi nudi, e quando aprii l’anta sinistra della porta che dava nel cortile, ciò che più di tutto mi colpì fu la bellezza folgorante di un raggio di sole che, approfittando della parte mezza aperta della porta, entrava in casa, e come una spada, disegnava fulmineo uno spicchio luminoso sul pavimento. E così, quando uscii dalla stanza e a piedi nudi camminai sul selciato del cortile, era come se mi fossi addentrato in un campo magico dove tutto era così limpido e colorato, in cui l’ombra e il sole sembravano spaccare il selciato da un angolo all’altro in una diagonale perfetta, che mi divertivo a percorrere, con un piede nell’ombra e un altro nel sole.”
Il sole non sarà stato caldo come quello di Foggia, ma di profondamente foggiano c’è l’abitudine, dettata dalla cosiddetta “controra” delle pennichella pomeridiana.

Fonte: Lettere Meridiane

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Redazione

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