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C’è un pò di Manfredonia persino sulla Luna

C’è chi, studiando il cosmo, è felice di sapere che c’è acqua su Marte e chi di scoprire che c’è un po’ di Manfredonia sulla Luna.

Non poteva giungere in un giorno più appropriato, ovvero nel 50esimo anniversario dallo sbarco del primo uomo su suolo lunare, la felice scoperta che sul satellite più cantato da poeti e musicisti vi è un cratere che porta il nome di un manfredoniano.

A fare la sorprendente rivelazione è Giacomo Telera, studioso ed appassionato di storia sipontina che ha al suo attivo diversi libri dedicati a personaggi e vicende di Manfredonia.

Il cratere, di 60 km di diametro e di 2450 m di altezza, si chiama Capuano (Capuanus nella nomenclatura ufficiale latina) ed è situato al limite meridionale della Palus Epidemiarum, nella parte sud-occidentale della faccia lunare rivolta a noi. Il nome è stato assegnato dal gesuita e astronomo italiano Giovanni Battista Riccioli che nel 1651, assegnando i nomi della mappa lunare appena approntata, decise di dedicare questo cratere a Francesco Capuano di Manfredonia, teologo e astronomo italiano.

Della vita di Francesco Capuano si sa molto poco. Apprendiamo dal sito ufficiale dell’Unione Astriofili Italiani che nacque a Manfredonia nella prima metà del XV secolo, insegnò matematica e astronomia a Padova, divulgando con passione le dottrine aristoteliche e tolemaiche e commentò opere fondamentali per quel tempo, in particolare le Theoricae Novae Planetarum, che rimase un fondamento degli studi astronomici per alcuni secoli. Da Padova si trasferì a Roma per entrare nell’ordine dei Canonici Lateranensi, dove proseguì gli studi di astronomia. Morì nel Collegio di S. Pietro all’Ara a Napoli alla fine del secolo XV.

I nomi dei crateri lunari sono dedicati per lo più a importanti scienziati, spesso coinvolti in qualche modo nello studio e nell’esplorazione della Luna o dello spazio, come Copernico e Keplero. Tre crateri sono dedicati anche all’equipaggio dell’Apollo 11, il primo a raggiungere esattamente 50 anni fa il suolo lunare. E poi, tra i vari crateri, ecco spuntare anche uno tutto manfredoniano, tra l’altro, scoperto in tempi antichi e persino molto più grande di quelli dedicati ad altri noti scienzati. Il cratere Galileo, ad esempio, è largo poco meno di 16 km.

D’ora in poi, dunque, abbiamo un motivo di più per soffermarci a contemplare la Luna e affidarle i nostri desideri. Basterà rivolgere il nostro sguardo al cielo, seconda stella a destra, puntare la Luna… e poi cominciare a sognare.

Maria Teresa Valente

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Redazione

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