Politica Italia

Cavicchia, seconda parte: “Prencipe capro espiatorio del centro-sinistra incapace di rinnovarsi”

SECONDA PARTE

Con questa analisi sul voto si cerca di capire il senso della vittoria G. Rotice e gli scenari che si aprono a Manfredonia.

G. Prencipe ha pagato il suo essere considerato sostanzialmente in stretta continuità con il PD, di cui è stato, comunque, un importante dirigente, anche se recentemente distaccatosi. PD che ha governato da quasi trent’anni, e, perciò, ritenuto responsabile della gravissima situazione in cui si trova Manfredonia. Ha pagato il suo non essere riuscito a riproporre e rilanciare quel volto e quella politica buona che aveva rappresentato nel 1995, con l’Ulivo, ben altra cosa ed in un contesto molto diverso.

A nulla è  servito né  il mascheramento del PD, ( anzi, a mio parere è stato controproducente) né è servito la rottura con Riccardi, che, ovviamente, non è  e  non poteva essere considerato unico responsabile della grave situazione amministrativa della città.

La responsabilità, infatti, è  personale di chi gestisce concretamente il potere ed il governo cittadino, nel bene e nel male; ma in politica per definizione la responsabilità  non può  non essere collettiva, o almeno di gruppo, di quella parte che ha espresso il Sindaco ed, in particolare, di quei dirigenti che lo hanno nel tempo sostenuto in una interconnessione di interessi. E poi chi non conosce in città la storia della loro carriera politica con ruoli istituzionali importanti da anni, in parlamento ed in Regione, anche in virtù del reciproco sostegno, continuo, amicale ed elettorale? Un legame politico così  strutturato e così  determinante, non può  essere rotto di un colpo, all’improvviso, perché  rimane nella conoscenza e coscienza della cittadinanza.

Una rottura politica richiede tempo per essere credibile; si deve sedimentare nelle coscienze dei cittadini, attraverso atti ed azioni concrete, verificate e confermate. E ciò  non è  avvenuto, anche perché un legame politico, sottile ma evidente, è  ben presente tutt’ora oggettivamente e di fatto, se si guarda alla Regione. In tal senso G. Prencipe non è stato sicuramente aiutato dalla presenza nel comizio finale di Emiliano, facendo un errore di valutazione. Bastava porsi una piccola domanda: qual è il rapporto del Governatore Regionale con la nostra città? Ha contribuito a farla rinascere o ad affossarla? Si pensi solo al nostro ospedale destrutturato e fortemente indebolito, ai suoi impegni pubblicamente presi,ma  totalmente disattesi, nei confronti del risanamento e della bonifica della AREA SIN ED EX ENICHEM. Mai più insediamenti inquinanti! Si pensi al suo intervenire a gamba tesa con nomine, incarichi, pressioni  elettorali, totalmente estranee e contro le esigenze ed il sentimento della città.

G. Prencipe ha pagato anche per tutto questo; queste tensioni sottese nella città si sono scaricate simbolicamente e di fatto sulla sua figura,e non a caso al primo turno ha preso 816 voti in meno delle proprie liste di riferimento. Ma esce dalle elezioni con dignità ed onore perché ha cercato di rappresentare una buona politica, fatta di attenzione alle persone ed ai problemi della città. È apparso non sufficientemente autonomo e distaccato dal PD, troppo tardi  ha tentato con MOLO 21 di costruire un percorso nuovo di impegno politico, e, forse, la zavorra ed peso del vecchio  che si è portato dietro ha frenato la sua buona volontà di cambiamento. Forse il suo essere equilibrato ed attento all’ascolto altrui,la sua riconosciuta capacità di mediazione in questa fase è apparsa inadeguata alle aspettative e speranze della città. Occorreva più  grinta, un po’ di forza dirompente, una rottura col passato recente più  chiara e netta, senza grigio. Forse, nelle condizioni date, non era possibile una sua vittoria, perché la realtà sociale si impone nella sua crudezza di interessi ed intrecci precostituiti sui desideri e le intenzioni. Niente, tuttavia, è perduto: da oppositore potrà far valere le sue ragioni, soprattutto se si immergerà nella comunità in modo autonomo.

IL POTENZIALE RINNOVAMENTO POLITICO A MANFREDONIA.

Pur in questo risultato elettorale  di relativa discontinuità, IN NEGATIVO, (più  contro che non per), ed esprimente dinamiche complesse, contorte e nebulose, è  possibile intravedere le chiare potenzialità  di rinnovamento espresse dall’elettorato a Manfredonia, se andiamo oltre l’apparenza, oltre il dato concreto e visibile, oltre gli schemi e tentiamo di capire le dinamiche sotterranee presenti, ma non affermatesi chiaramente nella battaglia elettorale.

A ben guardare la cittadinanza ha indicato, purtroppo solo potenzialmente, una possibilità  di buona politica, IN POSITIVO, indicando volti e nomi nuovi, quali G. Fresca, R. Fatone, T. Rinaldi. Infatti, è  chiaro a tutti che una alleanza tra queste tre persone, le loro liste e le loro proposte programmatiche, avrebbe conquistato la maggioranza dell’elettorato. Certo la politica non è  fatta automaticamente dalla somma numerica, ma è  un chiaro segnale da cogliere nel suo profondo significato.

Sicuramente qualche errore di tattica e strategia nelle alleanze pre-elettorali, qualche egoismo, qualche sopravvalutazione di sé e sottovalutazione delle ragioni di altri e della situazione complessiva, qualche incomprensione, un po’ di improvvisazione e di inesperienza, la non totale coscienza della posta in gioco e dell’occasione straordinaria  per conseguire l’obbiettivo fondamentale di un cambiamento elettorale  radicale, ha impedito a questo nuovo di affermarsi con tutta la sua forza. Ma nella coscienza e nella dinamica sociale della città  c’è, frantumato, disperso, indebolito e in cocci, ma c’è. 

Occorre raccogliere questo fermento, questo fuoco coperto dalla cenere della delusione, e farlo valere con forza, decisione e coerenza dentro ed ancor più  fuori il Consiglio Comunale, unitariamente. 

Occasioni c’è ne saranno tante e, soprattutto, vanno intenzionalmente costruite tra questi soggetti fin da subito. Tempi migliori arriveranno per riproporsi elettoralmente, anche sulla base di concrete iniziative  intraprese a favore della città, pur stando all’opposizione.

E non è  detto che questi tempi siano lontani. Non si sa, infatti, quanto potrà  durare una amministrazione, oggettivamente, scarsamente rappresentativa dell’insieme della città. Moltissimo dipenderà da come essa stessa si porrà nella città e saprà coglierne le istanze più profonde. Comunque sia, una opposizione unitaria avrà  una ricaduta positiva nella e sulla cittadinanza.

IL COVID 19 E LA SUA INFLUENZA SULLA VITA DELLA CITTA’: IERI, OGGI E DOMANI.

In conclusione, è  da evidenziare gli effetti e le conseguenze sulla vita sociale cittadina del COVID 19, ieri, oggi e domani. E’ evidente che in questi due ultimi anni la cittadinanza si è impoverita, materialmente, spiritualmente, socialmente, economicamente. Le disuguaglianze e le povertà  sono aumentate, le reti sociali e di solidarietà si sono indebolite, i contatti e le relazioni sociali si sono ridotte ed è  aumentato l’isolamento individuale e familiare. Basta ricordare le fila di cittadini alla CARITAS DIOCESANA per acquisire gratuitamente pacchi di viveri. Si sono anche ridotti spazi di confronto e di riflessione pubblica, di democrazia e di partecipazione sociale attiva alle questioni cittadine, ancor più  a Manfredonia che altrove, a causa della Gestione Commissariale del Comune, sicuramente solo burocratica e di normale amministrazione.

Certo la dinamica sociale non è univoca ed unidirezionale; insieme a povertà IL COVID 19 ha fatto emergere anche ricchezze, gesti ed occasioni di solidarietà tra singoli e gruppi sociali, testimonianze di fratellanza, creatività nella promozione di iniziative di approfondimento e di relazioni sociali e culturali, con un uso più efficace,appropriato ed utile dei mezzi informatici, dando spazio ad una “realtà sociale virtuale buona e sana”, superandone gli aspetti più  distruttivi.

Tuttavia è difficile negare che è, comunque, prevalso un complessivo impoverimento e sfilacciamento del tessuto sociale. Impoverimento che, a mio parere, si è purtroppo negativamente espresso nella campagna elettorale, mai così  piena di cattiverie e di colpi bassi, con accuse e disistime personali e reciproche, simile forse solo a quella del dopo guerra, nel 1948.

Certo, come si sa, la crisi, le crisi, oltre che di impoverimento, possono essere anche occasioni di ripensamento profondo e di rinascita, personale e collettiva, ed io me lo auguro fortemente; tuttavia questo non accade casualmente è frutto della nostra azione, della nostra umanità che va fatta emergere con tutta la sua forza, per trasformare e migliorare il nostro mondo, a partire dalla conoscenza dei fatti, delle reali situazioni e sentimenti.

Per il domani, quindi, è fondamentale prepararsi  anche a questa possibile influenza negativa del COVID 19, sulle potenzialità di rinnovamento, COVID 19 tuttora ben vivo e forte, che renderà  difficile ogni attivismo collettivo della cittadinanza tutta. Perciò è fondamentale immaginare e costruire da subito nuovi ed appropriati strumenti di partecipazione sociale, fondata, ad esempio, su piccoli gruppi di lavoro all’interno di ogni tipo di associazione, nei quartieri, nelle scuole, nelle parrocchie, fuori e dentro le istituzioni, utilizzando ogni spazio, piccoli gruppi che interagendo tengano accesa la fiamma della speranza e dell’agire comunitario.

A partire dalla fede in se stessi e negli altri, a partire dalla volontà  di cambiare il limitato e l’errato che sono dentro di noi e nella società, guardando al sole dell’avvenire.

                                                Silvio Cavicchia

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Comunicato Stampa

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