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Aree protette. Campo: “La Puglia ha 2.700 km quadrati di territorio protetto; serve un coordinamento tra tutti i soggetti gestori per mettere a frutto PNRR e fondi UE”

I parchi e le riserve naturali regionali devono attrezzarsi, con il necessario coordinamento e sostegno della Regione, per cogliere le opportunità derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalla strategica integrazione con le aree protette nazionali.

La Puglia ha compiuto, soprattutto negli ultimi 15 anni, un enorme investimento nella tutela e valrizzazione di questo patrimonio di biodiversità che a maggior ragione oggi può e deve essere un luogo di sperimentazione dell’economia sostenibile.

Oggi possiamo vantare l’adozione di misure di tutela, di vario genere e intensità, su quasi il 14% del territorio pugliese, poco meno di 2.700 chilometri quadrati, grazie alla coesistenza di 18 aree protette regionali, 2 parchi nazionali, 3 aree marine protette e 16 riserve statali.

Ne deriva una varietà e pluralità di obiettivi, azioni e norme non sempre coincidenti o convergenti anche a causa dell’assenza di luoghi deputati alla promozione del dialogo e alla condivisione delle strategie.

Ecco, dunque, che l’imminente approvazione e attuazione del PNRR impone di superare l’attuale frammentarietà in favore di un coordinamento delle politiche di valorizzazione ambientale ed economica, favorendo una concreta e produttiva transizione verso la crescente sostenibilità dell’attività delle filiere del turismo, dell’artigianato e dell’enogastronomia, così come verso la diffusa digitalizzazione di servizi e informazioni.

In molti di questi ambiti territoriali mi risultano essere state attuate buone prassi operative e progettati modelli gestionali mutuabili in altre zone della Puglia ad esclusivo vantaggio di chi vive e opera in aree di così raro pregio.

La mia proposta, allora, è cercare e trovare le ragioni della co-esistenza fondandola, appunto, sulle linee operative del PNRR e sulla programmazione 2021-2027 dei fondi per la coesione territoriale e per le politiche agricole, esplicitamente orientate dall’Unione Europea anche alla valorizzazione delle aree protette.

Sono convinto che la Commissione Ambiente del Consiglio regionale sia il luogo istituzionale ideale per avviare il confronto, anche sottoponendo a verifica la legge istitutiva dei parchi regionali del 1997, e tradurlo in azioni operative concertate e poi condivise con l’assemblea e la Giunta.Quello abbozzato è un percorso certamente impegnativo, quindi particolarmente sfidante e proprio per questo indispensabile da avviare e portare a compimento se vogliamo cogliere davvero le opportunità insite nella crisi sociale ed economica provocata dalla pandemia.

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Comunicato Stampa

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