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Addio a « Sandrocchia »

La voce inconfondibile e l’aria da eterna svampita l’hanno accompagnata per tutta la sua lunga carriera.

La voce inconfondibile e l’aria da eterna svampita l’hanno accompagnata per tutta la sua lunga carriera.

Questo suo atteggiamento creato e datole sul set da Federico Fellini, suo grande amore, le é rimasto addosso, insieme a un sorriso luminoso e a tanto Cineme e soprattutto tanta televisione che l’ha vista protaginista fino a pochi mesi fa con ospitate e con una trasmissione tutta al femminile ripetuta per due stagioni (prima con Mara Maionchi e Orietta Berti e poi con Marisa Laurito).
Questo e molto altro era Sandra Milo, che si è spenta nel sonno alla venerabile età di 90 anni, nella sua casa, circondata dai suoi cari, come aveva chiesto.
Sandra era nata l’11 marzo 1933 a Tunisi. Ispiratrice di grandi registi italiani e francesi si era sposata giovanissima, a soli 15 anni, con il Marchese Cesare Rodighiero. Il matrimonio sfortunatamente durò un paio di mesi, ma quanto basta per avvicinarsi a un’elite molto ricercata.
nel 1953 decise di cominciare a recitare e lo fa nella pellicola di Giorgio Bianchi “Via Padova, 46”, accanto a Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Giulietta Masina, Memmo Carotenuto, Massimo Dapporto, Ernesto Almirante, Vittorio Duse, Lamberto Maggiorani e Virna Lisi, ma in un cast così variegato di noti volti nessuno si accorge di lei. Con Antonio Pietrangeli il primo sodalizio artistico. Affiancherà Alberto Sordi ne “Lo scapolo” (1955), e proprio grazie alle sue forme particolarmente rotonde e vistose e per quella sua strana voce, ancora da bambina, si impose come una maggiorata del grande schermo, prendendo parte a numerose commedie: “Adua e le compagne” (1960), accanto a Claudio Gora e Marcello Mastroianni in “Fantasmi a Roma” (1961). Infine, nel 1964, diventa protagonista de “La visita”.

Dopo aver recitato con Gino Cervi in “Moglie e buoi” (1956), ottenne un piccolo ruolo nel film “Mio figlio Nerone” (1956) con Brigitte Bardot, Alberto Sordi, Vittorio De Sica e la grande diva del muto americana Gloria Swanson. E poi con De Sica ne “La donna che venne dal mare” (1956), Roberto Rossellini ne “Il generale Della Rovere” (1959), Claude Sautet che la abbina a Jean-Paul Belmondo in “Asfalto che scotta” (1960) e infine Federico Fellini che la vuole femme fatale ironica e disinibita ne “8 ½” (1963) con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Mario Pisu, Rossella Falk, Anouk Aimée, Barbara Steele, Caterina Boratto, Annibale Ninchi e Giuliana Calandra, facendole ottenere fra l’altro il suo primo Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista. La Milo gli rimase accanto per 17 lunghi anni in cui Giulietta Masina – moglie di Fellini – era a conoscenza della relazione extraconiugale del marito e si era ritrovata persino a recitare con la Milo ne “Giulietta degli Spiriti” (1965), vincendo il suo secondo Nastro d’Argento. Nasce “Sandrocchia”, così la soprannominava affettuosamente lui. E ancora “Le voci bianche”(1964), “La donna è una cosa meravigliosa” (1964).
Nel 1987, con Jeanne Moreau la ritroviamo in Remake, poi spinta dall’amicizia con Bettino Craxi, si improvvisa conduttrice televisiva su Rai Due con il programma “Piccoli fans”, programma per bambini che la riporterà nuovamente in auge, seguito da “L’amore è una cosa meravigliosa” e da altre apparizioni televisive tra cui anche « l’Isola dei famosi » e il recentissimo « Quelle brave ragazze » che ha duplicato per 2 Stagioni di seguito dopo aver vinto nel 2021 il David di Donatello alla carriera.

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