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Aborto: 31 ospedali italiani con il 100% di obiettori di coscienza. 50 all’90%. 80 all’80%

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La storica sentenza della Corte Suprema che ha eliminato il diritto all’aborto negli Stati Uniti ha creato uno stato di confusione, incertezza e preoccupazione tra le donne statunitensi e un grande dibattito in Italia e in Europa su questo diritto delle donne. In Italia, nel caso specifico, sono passati 44 anni dall’entrata in vigore della legge 194, quella che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza. 

I dati che ogni anno fornisce il Ministero della Salute, come ha scritto in un report il Sole 24 Ore, non sono sufficienti per comprendere il fenomeno. Due ricercatrici, Chiara Lalli e Sonia Montegiove, autrici di un libro fra poco in uscita per Fandango (Mai Dati, Dati aperti (sulla 194) – Perché ci servono e perché ci servono per scegliere), hanno evidenziato questi dati: 31 ospedali hanno il 100% di obiettori di coscienza. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%. 

Il tema dell’obiezione di coscienza è un tema cruciale in Italia. In alcune regioni, infatti, non c’è la possibilità di abortire perché le strutture praticano tutte l’obiezione di coscienza. I dati, ovviamente, sono sottostimati. Le interruzioni volontarie di gravidanza, però, nel 2020 sono diminuite: un totale di 66mila interventi, uno su tre farmacologico. Sono numeri in continuo calo, almeno da trent’anni. Nel 2020, infatti, hanno abortito 5.4 donne ogni 1000 fra i 15 e i 49 anni. 15 donne su 1000 erano nel 1985. Si tratta di 165 interruzioni volontarie di gravidanza ogni 1000 nati vivi, meno della metà di 30 anni fa e meno ancora dei 235 di vent’anni fa. 

I dettagli anagrafici spiegano ancora meglio il fenomeno: metà delle donne che ha abortito è occupata, una su cinque è una casalinga. Il 36% delle donne che ha abortito è sposata, oltre il 40% al Sud. Non c’è un dato preoccupante fra le studentesse: non si supera il 10% e, più in generale, il 6.5% oggi avviene fra minorenni. 

L’altro dato interessante è il numero di aborti volontari precedenti: il 75.5% che ha abortito nel 2020 era al primo aborto. Il 18% ne aveva avuto un altro, mentre l’8% era al secondo, terzo o quarto aborto. 

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