Cronaca Italia

Scuola, eliminato Gesù dalla canzone di Natale: è polemica

In una scuola primaria dell'Emilia Romagna un brano natalizio è stato modificato eliminando il riferimento a Gesù.

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L’atmosfera natalizia avrebbe dovuto portare leggerezza, cartelloni colorati e voci di bambini alle prove per la recita. Invece, in un istituto scolastico dell’Emilia Romagna, una semplice modifica al testo di una canzone ha innescato un dibattito che nel giro di poche ore è esploso tra chat dei genitori, corridoi del plesso e gruppi locali sui social. Durante la preparazione dello spettacolo di Natale, un’insegnante avrebbe proposto una versione rivista del celebre brano “Din Don Dan”, privandolo del riferimento esplicito alla nascita di Gesù e rendendolo così più “neutro” e adatto, nelle intenzioni, a una classe eterogenea dal punto di vista culturale e religioso. Una scelta pensata come gesto di inclusione, ma che ha improvvisamente acceso un caso.

Via Gesù dalla canzoncina di Natale: perché è accaduto?

L’episodio nasce in modo ordinario: prove di canto, bambini che imparano i versi, qualche difficoltà con l’intonazione. Poi arriva la notizia che la canzone, nella versione distribuita per la recita, non contiene più il passaggio in cui si parla del Bambino Gesù. Al suo posto, una formula più generica che celebra la festa e l’atmosfera di dicembre. Per alcuni genitori è solo un adattamento didattico, per altri un intervento eccessivo che snatura il significato tradizionale del Natale. La discussione si espande rapidamente, complice il fatto che ogni anno la scuola italiana sembra ritrovarsi sospesa tra il desiderio di accogliere tutti e il timore di mancare di rispetto alla tradizione.

Il punto critico riguarderebbe soprattutto il metodo: non è chiaro se la modifica sia stata condivisa con tutto il team docente, se abbia tenuto conto del parere delle famiglie o se sia stata una scelta solitaria, forse dettata dal timore preventivo di possibili proteste. Questo margine d’incertezza ha alimentato interrogativi più profondi su cosa significhi declinare il Natale in un contesto interculturale senza trasformare la recita in un terreno sensibile.

A scuola, il mese di dicembre è sempre un equilibrio fragile. Da una parte c’è la necessità di valorizzare il patrimonio culturale che costituisce la storia del Paese, dall’altra quella di non creare disagio nei bambini che appartengono a fedi diverse o ad alcun credo. È qui che si annida il cortocircuito: un gesto pensato per includere rischia di essere percepito come una cancellazione del senso originario della festa, mentre un approccio più ancorato alla tradizione potrebbe apparire come una forzatura agli occhi di chi non condivide i riferimenti religiosi del Natale cristiano.

La scuola coinvolta non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Resta quindi il racconto riportato dai media, che evidenzia come il caso non sia isolato ma si inserisca in un filone più ampio di episodi simili registrati negli ultimi anni. Ogni volta, la domanda che torna è la stessa: come si concilia una festività dalle radici religiose con un ambiente educativo che accoglie bambini provenienti, oramai, da tutto il mondo?

Nel frattempo, gli insegnanti si ritrovano a gestire un clima teso in un periodo che dovrebbe essere dedicato soprattutto alla serenità dei più piccoli. Il rischio è che la festa diventi un campo minato dove ogni parola può essere interpretata come una presa di posizione. Ed è per questo che molti docenti chiedono linee guida chiare, capaci di tutelare sia la tradizione sia la sensibilità di ogni famiglia. Una scuola che riesca a spiegare la storia del Natale senza imporla, riconoscendo ciò che la festa rappresenta ma permettendo a tutti di sentirsi accolti, è la vera sfida dei prossimi anni.

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