Il nucleo operativo delle Guardie Ambientali Italiane di Manfredonia coordinate dal responsabile Alessandro Manzella, durante controlli sul territorio per la tutela e la salvaguardia dell’ambiente, giunti all’altezza del Monte Saraceno, in agro di Mattinata, hanno deciso di fare un sopralluogo nel sito sopra citato. Appena nella necropoli-santuario “in bella vista” un ponte ripetitore di telefonia, una scena imbarazzante, uno scempio indescrivibile.!!
Sicuramente, l’opera è stata realizzata da tempo.
Come è stato possibile installare un traliccio per la telefonia, in un luogo di grande importanza paesaggistica ed archeologica e lasciare, la stessa necropoli-santuario, in uno stato di abbandono?
Stiamo parlando della propaggine più estrema del promontorio del Gargano,un luogo di grande importanza paesaggistica ed archeologica.
Sin dalle remote origini, la storia di Mattinata, o della vecchia Matino, coincide con quella della vicino Monte Saraceno. Gli antichi abitatori del territorio furono i Matini, tribù della civiltà euroasiatica dei Dauni, sbarcati nel promontorio Garganico dalla vicina Illiria intorno all’VIII – VII secolo a.C., anche se l’intera area fu popolata fin dal VI – V secolo a.C. come attestano gli insediamenti neolitici e paleolitici rinvenuti.
La necropoli-santuario di Monte Saraceno, circondata dall’antichissima Matino, conserva le più mirabili testimonianze dei Dauni. Una civiltà pacifica, dedita all’agricoltura, alla caccia ed alla pesca: chiusa nell’intimo tribale fino all’autoestinzione.
Poco al di sopra della strada, tra il rosmarino e la macchia, appena sferzate dal tempo, s’intravedono, in serie pressoché continua, le prime delle 500 tombe della necropoli. Esse sono incavate nella roccia calcarea a forma di utero o borsa. All’estremità del Monte, s’intravede la millenaria via sacra dei Dauni che collega con il sottostante mare.
Cordiali saluti Alessandro Manzella.