Nel cuore della periferia est di Roma, una locale tranquilla frazione fra viali alberati e zone residenziali – il parco di Parco di Tor Tre Teste – è diventata teatro di un atto di violenza che scuote non solo la comunità ma l’intero Paese. Una 18enne, in compagnia del fidanzato, aveva deciso di appartarsi in auto per condividere un momento di intimità: e invece si è trovata circondata da una banda, derubata, e infine brutalmente violentata mentre il giovane ha dovuto assistere all’orrenda scena, impotente. Oggi sono stati annunciati tre arresti e la ricerca di altri due complici. Il racconto – ricostruito dalle forze dell’ordine e dai media – ha tratti inquietanti: la rottura del vetro dell’auto, la rapina, la violenza sessuale, l’angoscia del giovane, la corsa alle impronte. Ma come sono andate realmente le cose?
La ricostruzione dell’aggressione
L’episodio si è consumato la notte del 25 ottobre scorso nel parco di Tor Tre Teste. La coppia, lui 24 anni, lei 18, dopo aver trascorso la serata con amici, aveva deciso di appartarsi in auto. Improvvisamente la vettura è stata circondata da un gruppo di uomini. I malviventi hanno preso di mira il cellulare della ragazza, posizionato sul cruscotto: è questo l’incipit della rapina. «Il cellulare no, non prenderlo». È stato il tentativo disperato della ragazza di difendere il suo smartphone. L’azione criminale, tuttavia, è degenerata in modo terribile: uno degli aggressori, mentre gli altri immobilizzavano il fidanzato, ha violentato la giovane. La polizia ha definito l’evento come «rapina aggravata e violenza sessuale di gruppo». Le indagini hanno avuto una svolta grazie al lavoro della squadra mobile che, attraverso impronte e riscontri investigativi, ha identificato e arrestato tre uomini, tutti cittadini nordafricani, due dei quali fermati nella zona di Quarticciolo a Roma, uno nel Veneto in fuga da Roma. Al momento restano ancora da catturare due persone che avrebbero partecipato all’aggressione.
Analisi e riflessione
Quanto accaduto in una zona che molti considerano periferia “residenziale” pone una riflessione grave sull’illusione di sicurezza. Il parco, luogo della serata, è anche stato teatro di precedenti aggressioni: solo pochi mesi fa, una donna di 60 anni era stata aggredita mentre portava a passeggio il cane nella stessa area. La violenza assume una crudeltà che colpisce non solo per l’atto sessuale in sé, ma per la modalità: la coppia sorpresa nell’auto, la rottura del vetro, la rapina che degenera, la presenza del fidanzato che assiste. Il contesto è quanto mai significativo: una periferia est di Roma dove i luoghi di incontro, di intimità, si trasformano in trappole. Dal punto di vista investigativo si tratta di una rapina degenerata in stupro. Ciò pone questioni su come le bande operino in aree apparentemente “tranquille”, come si muovano con disinvoltura e come scelgano il luogo e il momento. Sul piano sociale, la vicenda accende il dibattito sulla sicurezza delle giovani coppie, sui luoghi di aggregazione notturna, sulla percezione di libertà che spesso si considera acquisita ma che può essere fragilissima. È necessario parlare dell’importanza di luoghi sicuri, di una sorveglianza adeguata e di una cultura della prevenzione, soprattutto per i più giovani.


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