Manfredonia – GLI anni, delle torridi estati del sole bollente che ti bruciava la pelle , seduti a quella piccola ombra dei bar a quelle sedie che ti segnavano le gambe e le spalle – fresche e leggere.
Quando i pomeriggi estivi trascorrevano lenti e i cittadini raccontavano mille fatterelli di paese – la tranquillità di vivere era tanta ,che oggigiorno non vedo affatto – ma solo facce lugubre ,e modi di comportamenti orrendi.


Credo che furono gli anni ’80 ,quando i jukebox la facevano da padrone – e la vita cittadina era una terra profumata di timo e fico d’ india, da contorni di grandi ed estesi valli verdoni.
L’ odore del mare era forte,ed il salmastro era ovunque in città – che di prima mattina già era forte col suo odore di pane e di grappoli messi stesi pomodori rossi ad asciugare pronti a spalmare – sui famosi “Raschette de pene fredde bagnete pa’ rigne ” .
Lo iodio era abbondante,le persone erano intente a farsi i fatti loro ,si conoscevano quasi tutti ,si salutava – con il giorno che dava speranza alla sera, del vento che leggero scendeva sulle case bianche -mentre il nuovo giorno nasceva come un fiore.
Di Claudio Castriotta

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