Primo dottorato europeo sulla criminalità organizzata

Domani (10 marzo, alle 17,00 presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia) sarà dato il via al primo dottorato europeo sulla criminalità organizzata, di cui è capofila proprio il Dipartimento di Giurisprudenza UniFG diretto dalla prof.ssa Donatella Curtotti.

Alla base di questo ambizioso progetto scientifico c’è il network giuridico A.R.E.S. (acronimo di Antimafia Research European System), sulle cui conoscenze e sulle cui esperienze poggerà, per l’appunto, la struttura metodologica indispensabile per l’istituzione di questo inedito corso di dottorato europeo sulla sicurezza e sulla criminalità organizzata.
Nel dottorato saranno coinvolte le Università di Tirana (Albania), quella di Vigo (Spagna), quindi l’Università del Lussemburgo, poi quella di Prizren (Kossovo) e anche l’Università di una delle città più martoriate dalla drammatica guerra in corso in Europa, ovvero Kharkiv (Ukraina).

«Abbiamo messo in rete alcuni degli atenei dei Paesi che si trovano lungo la rotta dei traffici illeciti – commenta la prof.ssa Donatella Curtotti –, così possiamo concentrare e ottimizzare le esperienze, formando al meglio i giuristi europei del futuro. La mafia va combattuta con strumenti giuridici omogenei e interconnessi. Occorre una “cultura europea” della lotta al crimine organizzato». Il dottorato coinvolgerà in maniera attiva e diretta anche gli studenti provenienti dagli atenei partner dell’Università di Foggia, giacché sarà di natura internazionale e soprattutto di spirito itinerante, permettendo ai vari dottorandi (durante i tre anni delle ricerche scientifiche che saranno condotte) di conoscere altre realtà giuridiche e criminali. «L’impero della criminalità organizzata ha notoriamente raggiunto dimensioni internazionali, anzi planetarie. I gruppi criminali più pericolosi sono presenti in tutti gli Stati sia d’Oriente che d’Occidente, e naturalmente anche dell’Unione Europea – aggiunge la prof.ssa Curtotti –. Nel maggio 2021 l’Unione Europea ha adottato, tra le altre priorità in materia di lotta alla criminalità organizzata e alle forme di illegalità, un piano pluriennale (Horizon Europe, 2022 – 2025; ndr) da inserire nell’àmbito di una piattaforma multidisciplinare europea di contrasto a tutte le forme di criminalità.

E’ in questo contesto che si innesta la nostra iniziativa progettuale, il cui obiettivo finale (funzionale alla partecipazione alla call Horizon Europe; ndr) è proprio la creazione del primo network dottorale, interdisciplinare e transnazionale, con lo scopo di migliorare e intensificare le conoscenze necessarie per la prevenzione e il contrasto alla criminalità organizzata e, soprattutto, delle sue più pericolose infiltrazioni nel settore economico».

Stati membri, agenzie e organi investigativi, apparati di prevenzione del crimine e altri attori istituzionali dell’Unione Europea collaboreranno a questo obiettivo per reprimere la sempre più minacciosa criminalità organizzata internazionale (oggi esplicitata, per esempio, anche attraverso il mercato clandestino di profughi ed esuli dai propri Paesi di origine), avvalendosi di strumenti come attività di formazione per le forze dell’ordine e azioni operative congiunte volte a smantellare le reti criminali, le loro strutture e i loro modelli economici. L’allestimento di una strategia di contrasto esige, però, la formazione di un base culturale che avvicini e ponga sullo stesso piano l’approccio (al problema) di ciascuno Stato membro. «In questa ottica è fondamentale l’educazione e la preparazione di una nuova generazione di giuristi che sia in grado di avvertire con la medesima sensibilità i rischi che la diffusione di organizzazioni criminali sul territorio europeo crea per l’effettiva realizzazione e la tutela di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia e, allo stesso tempo, cogliere l’importanza che la protezione dei diritti fondamentali riveste nella predisposizione di congegni giuridici di contrasto alla delinquenza di stampo mafioso. La ricerca universitaria, sviluppata su scala continentale anche attraverso il coinvolgimento di altre istituzioni, nazionali ed europee, deve essere l’impulso per una rigenerazione radicale dell’approccio a questo settore finalizzato a ripensare ed adeguare le tradizionali categorie giuridiche in vista delle nuove e sempre più aspre sfide determinate dall’incessante sviluppo tecnologico».


L’Italia, proprio per aver provato sulla “propria pelle” le conseguenze che queste organizzazioni sono state in grado di produrre sul tessuto sociale, politico ed economico del Paese, nei decenni si è dotata di un apparato normativo di contrasto alla criminalità decisamente all’avanguardia, un sistema di norme e strutture che può essere il paradigma per la predisposizione di strumenti analoghi a livello sovranazionale. «La condivisione di questa esperienza – conclude la prof.ssa Curtotti – può dunque essere utile per accelerare il progresso di integrazione e gettare le fondamenta di una cultura europea della lotta alla mafia».

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