“Lavoro femminile, Manfredonia come il terzo mondo”

Spero che il contenuto di questa ricerca provochi in tutti la stessa indignazione e sofferenza che ho provato io. Non si può essere indifferenti a questi numeri e, la classe dirigente di questa città non può, se si ritiene tale, far finta di nulla. Nei numeri che seguono vi è tutto il fallimento di una classe dirigente pubblica e privata che ha governato e retto questa città almeno negli ultimi venti anni, fra questi ci sono anch’io a pieno titolo.

Tra i tanti problemi di cui è afflitta la comunità sipontina la disuguaglianza di genere è la più odiosa, stupida e inaccettabile e, ciascuno di noi deve sentirsi responsabile.

Il tasso di mancata partecipazione femminile al mondo del lavoro è del 41,5%, ciò significa che su 100 donne oltre 40 sono rassegnate a essere disoccupate a vita e, il lavoro lo sentono estraneo alla propria vita.

La conseguenza di ciò è che Manfredonia presenta un tasso di occupazione femminile del 24,8%, rispetto ad un dato regionale del 32,8% e a un dato provinciale del 33,3%. Il dato della regione Campania è del 28,7%, quello della regione Calabria è del 29% e quello della Sicilia è del 29,3%. La media Nazionale è del 48,5%, del Sud 32,3%, il Nord Italia raggiunge il 67% e la media Europea è intorno al 64,5%. In altre parole questa percentuale ci indica che su una popolazione femminile della città di 15.605 unità tra i 15 e i 60 anni solo 3.870 donne hanno un lavoro stabile. Un patrimonio enorme di risorse umane (la migliore) inutilizzata e sprecata.

Nel Mondo dietro di Manfredonia ci sono solo India, Angola, Arabia Saudita, Corea del Sud ed Egitto (dati disponibili).

I dati riportati portano da un lato a rendere le donne meno libere dai bisogni per mancanza di lavoro e di reddito dall’altro una stima delle Nazioni Uniteha rilevato che i territori che hanno tassi di occupazione così basi oltre il 35% delle donne tra i 16 e i 70 anni subiscono violenza fisica e sessuale da un uomo nel corso della propria vita e, la causa è proprio la mancanza di lavoro che porta dipendenza e limitazione importanti di libertà dal bisogno.

L’aspetto più stupido è che tale situazione ci rende meno competitivi e meno produttivi. I risultati di una ricerca (Rabeco) hanno mostrato l’esistenza di un rapporto positivo con la produttività e redditività aziendale quando l’impresa ha più del 20% di donne nei Consigli di Amministrazione, più del 30,2% di donne a livello manageriale e più del 44,7% di donne nell’organico complessivo. E’, talmente vero questo che gli investitori istituzionali selezionano gli investimenti anche sulla base della presenza delle donne nelle imprese(ricerca Luiss Business School).

E’, arrivato il tempo di soffocare per sempre pregiudizi e cultura medievale, è arrivato il tempo che i tanti talenti femminili di cui disponiamo siano messi a disposizione di una rinascita economica e sociale e, ciò può avvenire solo a partire da un rinnovamento personale. Non possiamo più passare il nostro tempo a lamentarci dei politici che abbiamo eletto noi poiché dicevano le cose che ci piaceva sentire.  Non possiamo più continuare a lamentarci senza far nulla.

C’è la farà la città a uscire da questo stato? Non lo so.  La cosa che so invece, è che siamo molto vicino al punto di non ritorno e, per non arrivarci è necessario che ciascuno faccia quello che è giusto fare, anche se al momento nessuno lo sta facendo. L’altra cosa che so, per averla personalmente sperimentata in oltre 25 anni di vita professionale in più organizzazioni, è che le donne oltre a essere più della metà delle risorse umane contribuiscono a far crescere e sviluppare le organizzazioni in cui lavarono in maniera più performante e, privarsene è la più grande idiozia.

Una città e una comunità che presenta il 24,8% di tasso di occupazione femminile ci porta tutti a interrogarci sul nostro passato, presente e futuro. Bisogna ricercare una via morale dello sviluppo, per riuscirci l’unica strada percorribile e sicura (condizione necessaria) è l’etica nella politica, valore non esigibile da nessuno, l’altra è la conoscenza applicata alla competenza (condizione sufficiente), che è bene pubblico di cui tutti devono beneficiare.

Senza la politica non c’è rimedio a questo dramma, a breve andremo a eleggere chi ci guiderà nei prossimi cinque anni decisivi, allo stato vedo solo una grande agitazione dei soliti noti e, di chi ha fatto della politica la mission della propria vita riducendo la città nello stato che ho più volte descritto. A tal proposito non c’è limite alla vergogna. Mi piacerebbe vedere invece un vento nuovo di freschezza che parte dalla città e dalla sua Comunità, una sorta di ribellione e di riscatto che viene dal basso e che scelga da chi vuole essere guidato nei prossimi anni decisivi per questa città.

Saremo tutti ricordati non per le cose che diciamo ma per ciò che abbiamo fatto a favore dei tanti, l’augurio che faccio a me stesso e alla città e che fra non molto si possano vedere donne e uomini alla guida della città le cui narrazioni che sentiremo corrispondono al modo in cui conducono la propria vita. Se ciò non sarà allora si che penso che questa Comunità sia senza speranza.

Nicola di Bari

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