Sul Molo correvo lungo il muro
quando l’inverno era davvero duro,
come un pane freddo nella mano,
come un cappotto un po’ corto,
tra la luce del Faro illuminato
e un gabbiano che mi girava intorno,
tra la presenza del mare mosso
e il rientro della flotta navale nel porto,
pescatori infreddoliti con i secchi sotto il braccio,
mentre il pomeriggio uccideva il tempo
in un pugno di cielo ancora chiaro,
con la scia del mormorio che scemava piano.
Di Claudio Castriotta