Urain ad un giornale spagnolo: “A Manfredonia la gente è educata, ma si mangiano molti carboidrati”

Urain ad un giornale spagnolo: “A Manfredonia la gente è educata, ma si mangiano molti carboidrati”

Ewan Urain, il 9 della Manfredonia

Saltiamo da Gravina e le Murge verso nord-est e la costa adriatica, dalla provincia di Bari a quella di Foggia, e arriviamo a Manfredonia, anch’essa con circa 60.000 abitanti. Ci sono 120 chilometri di distanza che devono essere percorriti, su strade non esattamente strade, secondarie e provinciali.

Manfredonia è la città che prende il nome da uno dei figli di Federico II, Manfredo Hohenstaufen, che fu solo re e mai imperatore. Un altro mondo rispetto a Gravina: sole e spiaggia, in una zona non ancora colpita dal turismo di massa come altre in Puglia, tipo il sud con la provincia di Lecce o il promontorio Gargano, vicino a Manfredonia ma già da tempo preda degli speculatori.

Qui gioca Ewan Urain, ex giocatore dell’Athletic Club, centravanti di origine scozzese. È grazie a sua madre: “È stata lei a spingermi a fare il cambiamento”, ci dice. Mi ha mandato alcuni video della zona e li ho trovati subito meravigliosi».

Maglia numero 9, ci sono già due gol in tasca in questa stagione, in questa prima esperienza fuori dalla penisola iberica dopo le stagioni con Bilbao Athletic, Amorebieta, Unionistas de Salamanca, Badajoz e Navalcarnero.

«Nonostante sia stato più volte in Italia come turista, anche in Puglia, arrivare qui è stato quasi uno shock. Luis Hernaiz [Conquense, Atlético de Madrid..], che aveva già giocato in Italia e che ora è il mio compagno di squadra, mi ha aiutato molto. All’inizio cercavo di parlare in inglese, ma mi sono subito reso conto che sarebbe stato meglio iniziare a imparare l’italiano».

Ewan Urain: “Consiglio ai calciatori di uscire, per me non dovrebbe essere obbligatorio ma quasi, è anche un modo per conoscere se stessi”

Per un attaccante, arrivare a giocare in Italia equivale a prendere contatto con le dure difese italiane: “Bisogna essere un mascalzone, sì. Ti afferrano, ti buttano la maglietta, ma il cambiamento più grande che ho notato è stato in allenamento. Ci sono doppie sessioni senza palla, questo non accadrebbe mai in Spagna. È un calcio molto più fisico, un’evidente differenza culturale».

Primo salto fuori per Urain, a cui dopo lo shock iniziale adattarsi sta diventando più facile. «Vivo nel centro di Manfredonia, la gente si avvicina perché mi riconosce ma è molto educata, quando mi saluta non è affatto opprimente. Anche le giornate di mercato nella piazza centrale sono molto care. Meglio di Navalcarnero, con il massimo rispetto. Poi, ovviamente, qui nel sud Italia si mangia molto carboidrato, ma è tutto sotto controllo».

Ewan Urain può essere considerato ancora un giovane a 25 anni. Valuta già positivamente questa esperienza in un paese straniero: “La squadra è molto giovane, stiamo lavorando sodo, aggiungendo cose. Un consiglio che vorrei dare ai calciatori che hanno anche paura di uscire di casa; che escano, si può fare, per me non dovrebbe essere obbligatorio ma quasi, perché è anche un modo di conoscere se stessi».

Il 16 novembre arriverà il primo incontro possibile tra Sergio Llamas ed Ewan Urain, al Gravina-Manfredonia. Per il momento, per guadagnarsi da vivere e godersi la Puglia.

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