Una Lady Macbeth che entra sotto pelle: la Scala apre la stagione tra emozioni, musica e profumi di gala

Una Prima che tocca il cuore: dalla Lady Macbeth di Chailly alla Cena di Gala firmata Oldani

C’è qualcosa di unico nell’entrare alla Scala nei giorni che precedono il 7 dicembre. L’aria sembra più tesa, più lucida. Anche alla generale, dove ero presente, si percepiva quella vibrazione speciale che precede le serate destinate a restare nella memoria di una città. Quest’anno il sipario si alza su Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk, e non è una scelta neutra: Šostakovič non accarezza, colpisce. Chailly lo dirige con un’intensità che non lascia scampo, mentre la regia di Vasily Barkhatov ti trascina dentro la mente di Katerina, come se i suoi pensieri fossero stanze in cui lo spettatore entra in punta di piedi. Sara Jakubiak, nella parte di Katerina, riesce a essere fragile e feroce nello stesso momento. In platea si avvertiva quel misto di inquietudine e compassione che solo i personaggi tragici sanno generare quando sono raccontati bene. Il cast è guidato da Sara Jakubiak, una Katerina intensa e inquieta, affiancata da Najmiddin Mavlyanov (Sergej), Yevgeny Akimov (Zinovij) e Alexander Roslavets (Boris). Scene, costumi e luci — firmati rispettivamente da Zinovy Margolin, Olga Shaishmelashvili e Alexander Sivaev — compongono un ambiente duro, quasi claustrofobico, che amplifica la spirale tragica della protagonista. Come ogni anno, la diretta Rai (Rai1 e Radio3 dalle 17.45) porterà la Prima in tutto il mondo, con trasmissioni anche su Medici TV e nelle sale cinematografiche internazionali.

E poi, dopo la musica, la città continua a vibrare: la Cena di Gala

Il 7 dicembre non finisce mai soltanto col sipario. Milano continua a vivere nella Cena di Gala del Dopo Prima, e quest’anno il suo profumo sarà quello della cucina di Davide Oldani. Lui stesso ha raccontato quanto fosse emozionato di tornare nella sua città, e si sente: il menu che ha creato parla milanese pur restando profondamente italiano. Dal “finto spaghetto” Artisia alla vellutata di zucca, dal baccalà setato ai cappelletti al burro nocciola, fino al Rustin Negàa e al dolce al cioccolato e arancia… è come se la tradizione avesse deciso di vestirsi elegante per una sera. In abbinamento, i vini della famiglia Moretti, con Bellavista a fare da colonna portante. Francesca Moretti ha raccontato quanto la loro collaborazione con il Teatro sia ormai quasi un legame affettivo, e la cosa traspare davvero: non è un semplice abbinamento di vini, è una storia condivisa. Dietro le quinte, Salvatore Quartulli e il suo “esercito” — maître, sommelier, camerieri, giovani studenti — orchestrano un’altra forma di spettacolo. Uno spettacolo fatto di cura, precisione, sorrisi veloci e un ritmo che ricorda quello di una macchina teatrale.

Un’eleganza che parla, non che ostenta

La mise en place pensata per la cena ha qualcosa di cinematografico: avorio, oro, cristallo, luci che non abbagliano ma accarezzano. Le scenografie create dagli studenti NABA, ispirate all’Art Déco, aggiungono un tocco artistico giovane e sorprendente, come un ponte tra passato e futuro. E poi c’è l’attenzione alla sostenibilità: fiori che il giorno dopo non verranno sprecati ma portati in ospedali e centri di cura grazie ad Angel Flowers; ragazzi delle scuole alberghiere coinvolti per crescere, imparare, mettersi in gioco. È bello vedere un evento così prestigioso ricordarsi che la bellezza va condivisa, non solo mostrata.

Un 7 dicembre che si sente sulla pelle

Dopo aver visto la generale, posso dirlo senza esitazioni: questo 7 dicembre non è solo un rito milanese. È un abbraccio tra musica, città, cucina, persone.
Una Lady Macbeth che non si limita a raccontare un dramma, ma ti entra dentro.
Una cena che non è solo gala, ma racconto, memoria, cura.

È uno di quei 7 dicembre in cui Milano sembra davvero Milano: elegante, complessa, creativa, viva.

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