Un altro accoltellamento nel quartiere Ferrovia di Foggia: la lettera dei residenti alle istituzioni
Egregio Prefetto,
Signora Sindaca e Giunta comunale,
Onorevole Ministro dell’Interno.
Ora basta. Vi scriviamo con le lacrime agli occhi, con la stanchezza di chi ne ha viste troppe e con l’impotenza di chi sa che ormai è finita.
Stanotte non è andata in scena una semplice rissa. Ma l’ennesimo accoltellamento nel Quartiere Ferrovia di Foggia, l’ex salotto buono della città: “Alcuni stranieri visibilmente fuori di testa, ubriachi a più non posso – nonostante l’ordinanza anti-alcol in vigore –, che hanno rotto, sbattendole a terra, diverse bottiglie di birra. Uno era aperto dall’ascella al bacino“. Ancora sangue sull’asfalto dove camminano i nostri figli, i nostri anziani, le nostre famiglie. Quanti titoli dovremo leggere, quante sirene ascoltare, quante chat di condominio trasformarsi in bollettini di guerra prima che qualcuno dica, con voce chiara: così non va, così non si può più vivere?
Da anni gli indici nazionali sulla qualità della vita e sulla criminalità collocano Foggia tra le ultime posizioni. Da anni denunciamo le stesse cose: baby gang che agiscono in branco, risse che esplodono senza preavviso, accoltellamenti in pieno centro, furti a raffica, bivacchi, spaccio, degrado. E da anni ascoltiamo parole, note stampa, conferenze, foto di rito. Nel frattempo, gli operatori in divisa – gli stessi che ringraziamo ogni giorno – segnalano organici insufficienti. Eppure l’Esercito qui non c’è; qui si preferisce dire che “non serve” o che “militarizzare non è bello”. Non è bello neppure avere paura a rientrare a casa, non è bello spiegare a un ragazzo perché deve cambiare strada per evitare l’ennesima zuffa, non è bello sentirsi dire che “succede ovunque” mentre noi lo viviamo ogni giorno. Ma le nostre grida d’aiuto cadono nel vuoto da anni: sembra più importante sapere i nomi e i cognomi dei residenti che in una democrazia libera denunciano il degrado – eppure più volte ci siamo seduti ai “tavoli alti” -, piuttosto che provare a risolverlo.
Noi, residenti e cittadini, abbiamo perso fiducia. Non nello Stato di diritto, ma nella sua presenza concreta nelle nostre strade. Dove avvengono con questa frequenza risse e accoltellamenti, dove la notte è un tappeto di sirene e vetri, non c’è sicurezza. Dove le case ora vanno a 300€ al metro quadro e forse a qualcuno fa comodo così. E dove non c’è sicurezza, lo Stato ha fallito, perché il suo primo dovere è proteggere i cittadini. Questo è il punto.
Vi chiediamo di guardarci in faccia. Guardate i ragazzi che attraversano viale XXIV Maggio per andare a scuola, le madri che stringono la borsa quando scende il buio, gli anziani che accelerano il passo per rientrare prima che “succeda qualcosa”. Dite loro che Foggia è una città sicura. Abbiate il coraggio di chiedere a chi ha firmato – 3.300 residenti e più – per l’Esercito e per un rafforzamento stabile delle forze dell’ordine nel Quartiere Ferrovia di continuare ad aspettare.
Noi non vi chiediamo miracoli, vi chiediamo presenza. Vi chiediamo l’impiego dei militari nell’ambito di Operazione “Strade Sicure”, in concorso con le forze di polizia, come già avviene in tante città d’Italia; vi chiediamo pattuglie dinamiche, a piedi, negli orari e nei luoghi caldi; vi chiediamo che le ordinanze esistenti siano fatte rispettare sul serio, con numeri, report, sanzioni. Vi chiediamo tempi certi, responsabilità firmate, trasparenza. Non slogan: risultati.
Smettiamola di contrapporre l’immagine alla realtà. Non c’è “procurato allarme” quando si racconta ciò che accade sotto le nostre finestre: c’è cittadinanza attiva. Non c’è “militarizzazione” quando si chiede un aiuto straordinario in un momento straordinario: c’è deterrenza, c’è prevenzione, c’è la mano tesa dello Stato che torna dove serve. Chi non ha nulla da temere, non teme una pattuglia in più; la teme chi scambia il nostro quartiere per terra di nessuno.
Oggi vi scriviamo con il tono più doloroso e più semplice che conosciamo: abbiate cura di noi. Fateci vedere che la parola “sicurezza” è ancora una promessa mantenibile. Rimettete Foggia dentro la legge e dentro la speranza. Dateci motivi per dire ai nostri figli: restiamo.
Se questo non accadrà, se alle parole non seguiranno fatti verificabili, continueremo – con gli strumenti della democrazia – a farci sentire. Lo dobbiamo alla memoria di ogni notte di paura e al futuro di ogni mattina che vogliamo più normale della precedente.
In attesa di un riscontro concreto e immediato,
i residenti del Quartiere Ferrovia e i cittadini che non si arrendono.

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