San Nicola: un simbolo fortemente presente nel territorio garganico

SAN NICOLA: UN SIMBOLO FORTEMENTE PRESENTE NEL TERRITORIO GARGANICO.

San Nicola. Una figura che nel Gargano ha lasciato tracce considerevoli. Un simbolo importante in grado di influenzare tradizioni e culture di mezzo mondo.

Superfluo dire che, in questo periodo dell’anno, San Nicola ruba letteralmente la scena, dando ufficialmente inizio a quel clima natalizio che ci condurrà fino al sopraggiungere del nuovo anno.

Ma cosa ha da raccontarci tale figura? Chi era costui?

Nicola di Myra (Nicolao, Niccolò) è stato vescovo di Myra, antica città ellenica, nell’attuale territorio della Turchia. Venerato come santo dalla tradizione cattolica, riposa con le sue spoglie a Bari, nella Basilica a lui dedicata.

La sua figura ha dato origine alla tradizione di San Nicolò, che passa nella notte tra il 5 e il 6 dicembre per allietare e portare doni ai bambini. Questa tradizione spiega la sovrapposizione tra San Nicola e la figura moderna di Babbo Natale, originatasi dal sincretismo che ha coinvolto tali simboli popolari.

Nel Gargano, come dicevamo, San Nicola fa sentire fortemente la sua presenza. Elenchiamo gli esempi più conosciuti.

Innanzitutto, come non ricordare che il santo ha dato il proprio nome a un’isola intera: San Nicola, dell’arcipelago delle Tremiti, abitata fin dal I millennio a.C., fortemente legata al mito di Diomede e definita la ‘Montecassino in mezzo al mare’, per via dello storico legame con il monastero benedettino fondato da Benedetto da Norcia.

Ricordiamo, inoltre, l’antica chiesa di San Nicola, nel rione Terra di Vico del Gargano, a navata unica, con due altari: uno dedicato proprio a San Nicola di Myra e l’altro “altare privilegiatum quotidianum perpetuum pro defunctis”, come dall’epigrafe che ne riporta l’antica dedicazione, cui era concessa l’indulgenza plenaria a favore delle anime del Purgatorio, confermando la presenza della Confraternita di San Nicolò dei Morti.

Presso la Valle di Stignano abbiamo la presenza dell’eremo di San Nicola in grotta, situato in uno dei tanti canali che vanno da Stignano a Castelpagano. Il nome ci è stato tramandato oralmente dalla tradizione locale e non si trovano elementi scritti nei documenti che riguardano questa zona del promontorio.

Spostandoci verso Rodi Garganico, ritroviamo la chiesa di San Nicola: si narra che in seguito ai continui terremoti del XVII secolo, la cittadina garganica si ritrovò nella necessità di costruire una nuova chiesa scegliendo, questa volta, un posto più sicuro. La sua costruzione ebbe inizio nel 1680.

A Vieste, troviamo la Necropoli di San Nicola di Myra, situata in contrada Pantanello, rappresentante un complesso archeologico di straordinaria importanza. Questo sito, posto alla periferia nord della cittadina e vicino alla spiaggia, si distingue per la sua particolare posizione: appoggiato su un colle, è oggi circondato da palazzi moderni, a testimonianza dell’antico passato delle primitive comunità garganiche.

Il fulcro del complesso è la chiesetta rupestre dedicata a San Nicola, situata all’interno di un avancorpo di pietra. Questa chiesa, un tempo riccamente affrescata, rivela la profonda spiritualità che permeava il luogo. Le grotte del sito, divise in quattro ampie sezioni scavate nella roccia, ospitano diverse tipologie di tombe, dalle cripte ai sepolcri esterni, dimostrando la complessità e la ricchezza del sito funerario.

A Carpino, la chiesa di San Nicola è chiesa madre della cittadina. La prima notizia di questo edificio di culto risale al Sinodo dei Vescovi del 1678, dove l’Arcivescovo Vincenzo Maria Orsini la consacrò il 22 ottobre 1678, in onore del santo di Myra, mettendovi le reliquie dei Santi Martiri Dionisio e Lelio.

E ancora, a San Giovanni Rotondo, la chiesa di San Nicola, costruita nel XVI secolo, che ospitò la Congregazione dei Sette Dolori, riconosciuta con decreto del 10 marzo 1704.

Sempre in territorio di San Giovanni Rotondo, la Chiesa di ”Sancti Nicolai in capite Pantani”, a cinque chilometri a est dell’abitato (S.S. 272 per Monte Sant’Angelo), edificata dai monaci benedettini della Casa Madre di Cava dei Tirreni nel XI secolo.

Già nel gennaio del 1169, la chiesa era regolarmente rubricata fra i possedimenti del Monastero di Cava dei Tirreni, assieme al Casale di Sant’Egidio.

Il santo è anche raffigurato probabilmente (almeno secondo alcune analisi sugli affreschi) nella splendida chiesa di Santa Maria di Devia, in territorio di San Nicandro Garganico (abbiamo dedicato un post all’argomento, alcuni mesi fa).

Come anche l’affresco di San Nicola presente nella Cappella della Maddalena, a Manfredonia, che costituiva parte della chiesa di San Domenico, costruita da Carlo II d’Angiò tra il 1294 e il 1299 e abitata dai Padri domenicani fino all’invasione dei Turchi del 1620.

Come si può evincere da quanto descritto sopra (ci sarebbe molto altro da dire), la figura di Nicola di Myra ha avuto estrema importanza nei secoli per le popolazioni garganiche. Non possiamo che prendere atto di queste antiche tradizioni e contribuire a tramandarle a futura memoria.

Intanto, godiamoci lo spirito dicembrino che San Nicola infonde, ispirando i nostri stati d’animo in attesa del nuovo anno.

Archivio di Giovanni BARRELLA

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