Ritucci e Tasso: “Cinque milioni dalla vendita dei beni comunali: non sono un successo, ma il segno di un fallimento politico”
MANFREDONIA – “Altro che risultato storico. La vendita di una parte del patrimonio comunale di Manfredonia che, effettuati i dovuti controlli, dovrebbe fruttare all’Ente circa 5 milioni di euro, non rappresenta un traguardo di cui andare fieri, ma l’ennesima conferma delle difficoltà strutturali in cui versa il Comune e dei danni economici causati dalla politica e accumulatisi negli anni, fino alla presentazione del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale (2019)” riferiscono i consiglieri di minoranza, Massimiliano Ritucci e Antonio Tasso.
“Vendere immobili pubblici – cioè, beni di tutti i cittadini – per fare cassa non è motivo di celebrazione, soprattutto quando le risorse incassate non verranno destinate a investimenti o sviluppo, ma serviranno (come dichiarato dall’Amministrazione la Marca) a coprire debiti pregressi e a tentare di chiudere un piano di riequilibrio finanziario, che noi abbiamo sempre giudicato inadeguato. In questo caso, l’alienazione del patrimonio non è una scelta strategica, ma una necessità imposta da conti fuori controllo” continuano i rappresentanti di AgiAMO e Sipontum.
“Per anni, il Comune di Manfredonia ha inserito nei bilanci un “piano delle alienazioni” che, nei fatti, non ha prodotto un solo euro di entrate. I valori assegnati agli immobili erano sistematicamente sovrastimati, non per una reale valutazione di mercato, ma per gonfiare sulla carta entrate presunte e tenere in piedi bilanci ‘formalmente’ in equilibrio. Il risultato è stato sotto gli occhi di tutti: aste deserte, beni invenduti e nessuna risorsa reale incassata” ricordano.
“Va considerato anche che, secondo noi, la vendita di beni comunali dovrebbe interessare solo quelli improduttivi. Mentre, per il ‘Piano di alienazione dei chioschi’, ad esempio, la cessione della proprietà interromperebbe l’introito derivato dal Canone di Occupazione del Suolo Pubblico a favore del Comune, creando, di fatto, un danno” precisano Ritucci e Tasso.
“La svolta arriva solo durante la gestione commissariale, tra novembre 2023 e luglio 2024, quando viene finalmente liberata e resa vendibile l’area di via Tratturo del Carmine, ex deposito ASE, con abitazioni occupate abusivamente da tempo. Il valore stimato dall’Ente era di 1 milione e 64mila euro (che costituiva anche la base d’asta). La gara, però, grazie a un rilancio tra due aziende, si chiude con un’offerta di circa 5 milioni” spiegano.
“Un risultato positivo, certo, che noi consideriamo un vero e proprio colpo di fortuna, non il frutto di una strategia politica o amministrativa lungimirante. Oggi l’Amministrazione rivendica l’esito della gara come un successo oltre ogni previsione, ma resta il dato politico di fondo: si è venduto patrimonio pubblico per tappare falle, non per costruire il futuro della città” puntualizzano.
“Per questo, pur senza negare l’importanza delle somme incassate, noi invitiamo a non confondere la casualità di una gara al rialzo con il merito politico. Quando un Comune è costretto a vendere i propri beni per ripianare debiti, non siamo di fronte a una vittoria, ma al fallimento delle amministrazioni che hanno prodotto quei debiti. E, alla fine, a pagare il prezzo più alto è sempre l’intera collettività” concludono Ritucci e Tasso.

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