Riccardi su Borgo Mezzanone: “Dove i proclami di La Marca si fermano”

Il Barbagianni, quella volta, arrivò con una chitarra da cantastorie appesa al petto.
Non per vanità, diceva,
ma perché alcune verità, se non le canti,
la gente finge di non sentirle.

Eppure il Barbagianni non era un menestrello.
Era il Re di Sipontia.
E quella chitarra non era uno svago,
ma un altro modo di governare.

Aveva deciso che il suo viaggio non sarebbe stato solo racconto,
ma musica.
Perché la musica passa dove i proclami si fermano
e arriva anche dove le versioni ufficiali cambiano
senza mai cambiare la realtà.

Partì da Sipontia
e prese quota verso l’interno,
sorvolando una città laboriosa e inquieta,
annotata nei registri come Ceregnòla.

Un nome simile a Cerignola,
ma abbastanza storto
da permettere a tutti di dire:
“Non parliamo di noi. Parliamo del contesto.”

Durante il volo, il Barbagianni la vide.

Una civetta.
Non giovane, non vecchia.
Lo sguardo fermo di chi ha visto troppe promesse
e le ali robuste di chi non ha mai smesso di vegliare.

Non frequentava palazzi,
non sedeva nei consigli,
non compariva nei comunicati.

Si faceva chiamare la Civetta Custode delle Promesse.

Volava bassa,
tra i tetti rotti,
le scadenze mancate
e le parole lasciate a metà.

Nel suo becco non portava proclami,
ma foglietti ingialliti,
ognuno con una data
e una promessa scritta in bella grafia.

Il Barbagianni, va detto, era diffidente.
Un po’ pieno di sé.
Convinto che la saggezza abitasse solo in alto,
tra chi vola sopra tutto
e parla sempre al futuro.

Lei invece guardava il passato.
E lo ricordava a tutti.

Qualcuno diceva che sognasse
di diventare un giorno regina di Sipontia.
Ma c’era già stato un Barbagianni diventato Re per caso,
e l’idea che una civetta
potesse custodire anche il potere
faceva paura a molti.

Il viaggio li costrinse a una sosta.

Una vecchia fabbrica di saponi,
nata dalle ceneri di un luogo abbandonato,
un tempo pieno di macchine rubate
e promesse riciclate,
come certi progetti annunciati tre volte
e mai partiti.

Lì incontrarono un uomo
con la sigaretta sempre accesa
e la parlantina sciolta come l’olio.

Gino Pomicino, per servirvi.

Gino li guardò e rise:
Sapete che a Ceregnòla si dice
che il Barbagianni
e la Civetta Custode delle Promesse
sono marito e moglie …

Il Barbagianni storse il becco.
La Civetta non rispose.
Aprì le ali
e lasciò cadere una promessa del 2022.

Gino smise di ridere.

E da quel momento,
il viaggio divenne più leggero.
Perché quando le promesse cadono a terra,
fanno rumore.

Ma la leggerezza finì
quando arrivarono a Mezzasorte.

Un borgo che un tempo aveva un nome intero,
poi dimezzato dalle promesse
e infine lasciato sospeso
tra un “non perso”
e un “non arrivato”.

A Mezzasorte vivono extracomunitari,
inermi sotto tetti di plastica e lamiera.
Le baracche vanno spesso a fuoco.
Non per fatalità.
Per abbandono strutturale.

Qui il lavoro è sfruttamento,
la paga è sottopagata,
la dignità è una parola
che non ha mai superato
la fase istruttoria.

Cinquanta milioni d’oro
erano stati promessi
per restituire umanità a quel luogo.

Cinquanta.

La Civetta li ricordava tutti.
Uno per uno.

Poi l’oro si fermò prima.
O cambiò strada.
O prese il nome sbagliato.

Dal palazzo di Sipontia arrivò la spiegazione.
Una spiegazione diversa ogni stagione:
“Il progetto c’è.”
“Il progetto non è nato bene.”
“I fondi non sono persi.”
“I fondi non sono arrivati.”
“I fondi restano una priorità.”
“È colpa del Regno di Melonia.”

Il Barbagianni non parlò.
Da Re, ascoltò.
Poi prese la chitarra.

E cantò.

Cantò di fondi mai persi
perché mai presi.
Cantò di responsabilità che rimbalzano
meglio delle fiamme sulle baracche.
Cantò di chi governa spiegando tutto
tranne perché nulla cambia.

Cantò piano.
Ma ogni nota pesava
come una promessa custodita troppo a lungo.

La Civetta Custode delle Promesse non cantava.
Fece di peggio.

Incise su un muro annerito dal fumo
una frase semplice,
che nessun palazzo avrebbe mai voluto leggere:

“Qui non è mancato l’aiuto.
È mancato il coraggio.”

Da allora, a Sipontia,
quando un progetto svanisce
e qualcuno indica sempre un nemico lontano,
c’è chi sussurra:

Attento…
sta diventando un’altra Mezzasorte.

E il Barbagianni continuò a volare,
con la chitarra sulle spalle
e la Civetta Custode delle Promesse al suo fianco.

Perché alcune storie puoi raccontarle da solo.
Ma le promesse,
se qualcuno le custodisce,
prima o poi tornano a chiedere conto.

Palombella Rossa

Angelo Riccardi

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