Quartiere Ferrovia: “Se non arriva l’esercito, sit-in sotto la Prefettura”

QUARTIERE FERROVIA TRA PESTAGGI, ASSALTI E GUERRIGLIA: SE NON ARRIVA L’ESERCITO, SIT-IN SOTTO LA PREFETTURA E VOTO DI PROTESTA ALLE ELEZIONI REGIONALI. NON ASPETTIAMO CHE SCAPPI IL MORTO

Negli ultimi due giorni, nel quartiere Ferrovia, Foggia ha toccato con mano il punto più basso di un degrado che da anni denunciamo. Tutto è iniziato sabato con il pestaggio di un uomo in via Monfalcone, documentato da una residente che ha avuto il coraggio di avvisare le forze dell’ordine. Poi, ieri, l’assalto a un esercizio etnico nella stessa via da parte di quattro donne di etnia rom che, a colpi di urla, hanno seminato panico tra i residenti. Infine, la rissa e la conseguente guerriglia urbana partita pochi minuti dopo e terminata in via Podgora: una ventina di stranieri che si fronteggiano in strada, con una sola volante della Polizia di Stato a cercare di contenere il caos. Sola contro tutti. Un’immagine che fotografa l’abbandono di un quartiere e l’impotenza di una città.

A chi minimizza, a chi legge gli articoli di giornale e conclude con un “succede dappertutto vicino alle stazioni”, rispondiamo: no, non succede dappertutto con questa frequenza, con questa impunità, con questa totale assenza di presidio. È troppo comodo parlare dal salotto di casa quando non si vive tra urla, bottiglie, coltelli e feci sui marciapiedi. Qui non siamo davanti a “episodi isolati”, ma a una degenerazione quotidiana che mina la sicurezza e la dignità di un’intera comunità.

Non è più tempo di mezze misure. Difendiamo il Quartiere Ferrovia di Foggia lo afferma da anni e lo ribadisce con forza oggi più che mai: serve l’Esercito, servono più unità delle forze dell’ordine, servono controlli quotidiani nei negozi. Non vogliamo essere cattivi profeti ma questo mantra va avanti da troppo tempo: non aspettiamo, come al solito, che scappi il morto. Le buone maniere hanno rotto, ora ci vuole una volta per tutte il pugno duro. Lo chiediamo al Prefetto di Foggia e al Ministero degli Interni. Non come “resa” ma come necessità. Lo chiedono oltre 3.300 cittadini che hanno firmato una petizione. Lo chiedono i residenti che non vogliono più vivere da ostaggi. E non solo nel quartiere Ferrovia: lo dimostra il pestaggio selvaggio di Andrea Tigre, ragazzo di 19 anni massacrato da una baby gang in pieno centro storico. Foggia ha bisogno di uomini e mezzi in più, ovunque. E per attività serie: è paradossale pensare che mentre si consumavano atti di violenza nel quartiere Ferrovia, molte unità erano impegnate in piazza Giordano per un normale evento politico.

Accanto all’esercito, pretendiamo un provvedimento immediato: un’ordinanza anti-alcol nel quartiere Ferrovia. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: vietare il consumo di alcol da asporto significherebbe troncare sul nascere risse e bivacchi che sono il terreno fertile di queste violenze. Altre città lo fanno, lo stesso Comune di Foggia ha adottato tale provvedimento in passato nel quartiere Ferrovia (con un’altra amministrazione), perché ora bisogna ritornare indietro?

A breve ci saranno le elezioni regionali. Lo diciamo chiaramente: nel quartiere Ferrovia la ribellione partirà dalle cabine elettorali. Chi non ascolta le richieste dei cittadini verrà punito col voto. Non ci interessano più le passerelle, le promesse, le minimizzazioni. Ci interessano i fatti: più sicurezza, più controlli, più rispetto per chi qui ci vive davvero.

E se le nostre richieste continueranno a cadere nel vuoto, siamo pronti a organizzare un sit-in sotto la Prefettura, nei modi e nei termini previsti dall’art. 17 della Costituzione e dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. Saremo lì, pacificamente ma determinati, a gridare che non vogliamo più vivere in un quartiere trasformato in un campo di battaglia.

Non accusateci di procurato allarme, non diteci che siamo disfattisti. Guardate in faccia le vittime, ascoltate le urla di chi viene pestato senza motivo, respirate l’odore dei rifiuti e dell’urina sotto i portici. Poi abbiate il coraggio di dire che tutto va bene.

Noi, quel coraggio, non lo abbiamo. E per questo continueremo a denunciare. Perché tacere, oggi, sarebbe la vera vergogna.

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