Manfredonia, il bianco puro delle mura sipontine inizi anni ’70

RICORDO troppo bene quando le mura di Sipontine,luccicavano di un bianco splendente – parlo delle maggior parte delle abitazioni in faccia alle montagne, che apparivano pronunciate e maestose da sembrare quasi minacciose, con le sue braccia grosse sopra il paese che dormiva in un letargo atavico, come lancette di corde sonore, ma troppo sospese a campane nell’aria fervida di mare,con i suoi vicoli e storie di voce e stradine “dell’Arco Boccolicchio” che rappresentava la città originaria,dove i segugi vivevano liberi tra le piazze dove in più parti trovavi piatti di minestre giù ai portoni. Loro, i segugi erano le vittime del luogo tormentati dall’accalappiacani, a dire il vero era sempre una visione raccapricciante. Bianche case colorate di calce doppia sciolta con acqua – che rinfrescava le mura, che ripuliva di dignità e di vita profumata,come ci tenevano a ridipingere le benedette case due o tre volte all’anno, ognuno teneva tanto a far figura alle abitazioni dei dintorni.

Tegole marroni sbiadite,pilastri spioventi a forma di regole marittime, fumi che passavano a mezza davanti al porto blu notte,per le strade risvegliate che scuotevano il cullare del rumore delle onde,a volte si soffriva il mal di vomitare quando si saliva sulla barca, si passava davanti ai fari, uscire fuori dall’imboccatura che immetteva in acque aperte di un cupo ondeggio del rincalzo continuo contro la prua. Lontano dalla città la barca andava per tutta la durata di quattordici ore e poi il ritorno allo scalo che dava davanti al Largo Diomede. Manfredonia in quella precisa ora pomeridiana dava di uno splendore di bianco, lucido come uno sbianca mura,di una caratteristica unica, che ne faceva l’orgoglio per il nostro popolo attento all’esigenza del tempo anche se il momento era un po’ pavido, accompagnato dall’odore putrido del pesce impregnato lunghe i stretti marciapiedi giù ai magazzini dei pescivendoli che a dirla tutta erano tanti, uno messo in fila ad un altro ,beh rappresentava comunque il nostro pane quotidiano.

Il bianco delle mura sipontine ha sempre avuto origine molto antiche, da non poterle più dimenticare in una sola nota stonata di colori dell’oggi.

  DI CLAUDIO CASTRIOTTA

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