La proposta dell’Inps: pensioni ridotte a chi vive di più

Pensioni ridotte a chi vive di più: il calcolo viene effettuato considerando il luogo di residenza e la professione svolta

Adeguare le pensioni all’aspettativa di vita dei lavoratori, ovvero corrispondere assegni più bassi a chi vive più a lungo. È questo uno dei meccanismi allo studio dell’Inps, riportato oggi da Il Messaggero, che non è escluso sia tra le opzioni prese in considerazione per la tanto attesa riforma previdenziale.

Alla base di questa proposta c’è un concetto semplice: va tenuto conto che le persone meno abbienti spesso hanno un’aspettativa di vita più breve e che, quindi, pagare loro gli assegni con lo stesso coefficiente di trasformazione usato per cittadini più ricchi va solo a vantaggio di questi ultimi.

PENSIONI: LA DIFFERENZA ANCHE TRA REGIONI

Altro elemento che incide sulla speranza di vita (e dunque sulle mensilità pensionistiche che uno riceverà più o meno) è la regione di residenza.

Gli uomini che vivono nelle Marche e in Umbria hanno una speranza di vita di altri 18,3 anni dopo la pensione raggiunta a 67 anni, mentre le donne più longeve sono in Trentino-Alto Adige , con una speranza di vita media dopo il pensionamento di 21,6 anni. Per gli uomini e le donne, invece, che vivono in Campania e Sicilia, la speranza di vita dopo la pensione scende rispettivamente a 17 e 17,1 anni.

Ovviamente, questi dati si modificano regione per regione in base al reddito del pensionato.

Gli uomini appartenenti alla fascia alta di reddito che vivono nelle Marche e in Umbria hanno una speranza di vita dopo la pensione di 19,4 anni.

Stessa cosa dicasi per le donne del Trentino-Alto Adige, quelle con reddito alto si vedono allungare la speranza di vita dopo la pensione fino a 22,5 anni.

Per contro, una donna siciliana con un reddito basso, riceve in media la pensione per 18,8 anni.

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