“La produzione energetica nella filiera vitivinicola: applicazioni nell’agroindustria”

Ultimo appuntamento dal tema “La produzione energetica nella filiera
vitivinicola: applicazioni nell’agroindustria”, in programma lunedì 18
novembre alle ore 15.00 presso ADTM Srl in Via Rovelli, 48, in cui la
valorizzazione energetica delle biomasse residuali di origine agricola
ha un potenziale indiscusso, intendendo con questo termine sia i residui
agricoli derivanti dalla raccolta di prodotti per uso alimentare sia i
residui derivanti da processi produttivi agro-industriali.
Il seminario rientra nel progetto presentato da ADTM che intende
trasferire, con un ciclo di 12 incontri formativi, conoscenze relative
alle innovazioni scientifiche ad un settore “tradizionale” come
l’agricoltura per consentire loro una diversificazione e un ampliamento
dei servizi legati al settore rurale da proporre al mercato
contemporaneo.


Nel settore vitivinicolo sono presenti da un lato i residui della
potatura (sarmenti) tra le biomasse di origine agricola e dall’altro i
sottoprodotti della vinificazione (vinacce, raspi e fecce) tra i residui
della trasformazione agro-industriale.
Si stima che i potenziali residui del settore vitivinicolo a livello
nazionale abbiano una disponibilità di circa 1,3 milioni di tonnellate
annue di sostanza secca, quasi completamente inutilizzate, una
produzione che potrebbe sostituire teoricamente circa 80.000 ha di
colture energetiche, e 2,4 milioni di tonnellate di sottoprodotti della
vinificazione, che risultano mediamente per ¾ inutilizzati.
Il vantaggio a livello ambientale del recupero a fini energetici di
queste biomasse risulta abbastanza evidente, in quanto da un lato la
loro produzione non entra in concorrenza nell’uso dei suoli con le
produzioni alimentari e dall’altro, poiché trattasi di residui del
processo produttivo agricolo o industriale, risolve il problema di
sottoprodotti che, se non sono disponibili per degli usi alternativi,
devono essere comunque smaltiti.


Il loro utilizzo permetterebbe di produrre energia elettrica e/o termica
sostituendo fonti non rinnovabili e, a livello di singola impresa,
potrebbe costituire un’integrazione al reddito attraverso un incremento
dei ricavi (vendita dell’energia) o attraverso risparmio di costi
(autoconsumo dell’energia prodotta).
Il progetto è stato presentato in collaborazione con docenti della
facoltà di Agraria dell’UniFg tra cui Massimo Monteleone che tratterà
di organizzazione e logistica delle filiere bioenergetiche incentrate
sull’impiego delle potature come combustibile e di autonomia energetica
di consorzi e cooperative viti-vinicole.


Antonia Carlucci aprirà un focus sulle malattie del legno della vite e
loro possibili vie di diffusione e concluderà l’incontro l’agronomo
Antonio Baselice con un caso studio di filiera agroenergetica in
Capitanata: produzione di agripellet.
“Siamo nel periodo più idoneo per le aziende agricole per poter
affrontare questo argomento – spiega Arduino Valerio Tribuzio
amministratore della società cui è stato approvato il finanziamento
regionale – e riflette totalmente gli obiettivi della sotto misura
regionale PSR 1.2 dedicata alla promozione di iniziative dimostrative ed
informative sull’innovazione nelle filiere agricole per lo sviluppo
sostenibile delle imprese, settore che sta attraversando una crescita
impetuosa, legata alla possibilità per gli agricoltori di risparmiare
sui costi grazie all’accessibilità delle nuove tecnologie e alla
diffusione delle conoscenze di base”.

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